FIRENZE – Ha scatenato una ridda di polemiche politiche la notizia, confermata ieri dalla procura di Firenze, della perquisizione due giorni fa nell’abitazione di Marcello Dell’Utri, storico braccio destro di Berlusconi e già condannato per concorso esterno in associazione mafiosa. Secondo l’ipotesi al vaglio dei pm fiorentini, Dell’Utri nel ’93 avrebbe fatto da tramite tra il patron di Fininvest che si preparava a “scendere in campo” e i boss di Cosa Nostra Filippo e Giuseppe Graviano, istigandoli a “organizzare e attuare o comunque proseguire la strategia stragista per creare le condizioni per l’affermazione di Forza Italia”.
Dal centro destra sono già stata annunciate interrogazioni al Guardasigilli Nordio sull’operato dei pm fiorentini, ma pesanti critiche sono state espresse anche dal leader di IV Matteo Renzi: “Siamo oltre il senso del ridicolo” ha dichiarato, accusando i pm di cercare “la visibilità mediatica dei processi politici”.
Pieno appoggio agli inquirenti invece è quello espresso dall’Associazione dei familiari delle vittime della strage dei Georgofili, da sempre sostenitori della prosecuzione delle indagini sui “livelli politici” delle stragi. “I pm Turco e Tescaroli hanno sempre detto che le indagini erano aperte, ma la morte di Berlusconi e alcune azioni di revisionismo ci avevano fatto temere che non avremmo visto sviluppi” dice il presidente Luigi Dainelli: “Questa notizia è positiva, speriamo si arrivi al dibattimento”.