FIRENZE – “A quattordici anni di distanza, la verità si conosce da tempo, ma non c’è stata né giustizia né a sicurezza”. Sono amarissime le parole di Daniela Rombi, vicepresidente dell’associazione “Il mondo che vorrei” che assieme ad un gruppo di familiari e sopravvissuti della strage della stazione di Viareggio stamani ha preso parte al presidio di protesta davanti al Palazzo di Giustizia di Firenze: per ricordare come le 32 vittime e le decine dell’espolosione di un vagono cisterna di gpl la sera del 29 giugno 2009 aspettino ancora una parola definitiva della giustizia italiana.
“La verità si sa dalla sentenza di primo grado, ma la giustizia è stata fermata dalla sentenza della Cassazione che non ha riconosciuto l’aggravante di incidente sul lavoro” che ha portato alla prescrizione di alcuni capi d’imputazione alla riduzione delle pene inflitte. Rimane in piedi il reato di disastro ferroviario per cui sono state emesse condanne anche rilevanti nel processo di appello bis – tra cui 5 anni all’allora capo del gruppo FS mauro Moretti – ma l’ultimo giudizio della Suprema Corte è stato fissato sono a fine novembre prossimo: “Dopo la sentenza di appello nel luglio 2022 sono passati mesi per il deposito della sentenza e altri per la trasmissione degli atti a Roma: una vicenda vergognosa” attacca Rombi, che commenta amara l’ultima beffa giudiziaria: “A ottobre prossimo il cavalier Moretti compirà 70 anni, per cui anche se venisse condannato, non farebbe un giorno di prigione, Noi non cerchiamo vendetta, ma giustizia sì”.
E anche sulla sicurezza, aggiunge Rombi, nulla è stato fatto per evitare che quel che è successo a Viareggio 14 anni fa possa riaccadere: “Lo dimostra l’incidente del febbraio scorsi a Viareggio, con un convoglio di gpl che ha preso fuoco e c son volute 4 ore per spegnere l’incendio”. O ancora i due incidenti avvenuti nei mesi scorsi a Firenze e che hanno mandato in tilt il trasporto ferroviario dell’Italia intera. “Per evitare nuove stragi, basterebbe l’installazione del cosiddetto sistema ‘anti-svio’ che avverte il conducente in caso di deragliamento di un vagone, ma non viene introdotto perché, per garantire l’interoperabilità, dovrebbe essere applicato in tutti i paesi europei: ancora un volta il commercio e il denaro che prevale sulla sicurezza”.