FIRENZE – Dialogo e disponibili a parole, ma nessun accordo sul tema dell’accoglienza dei migranti tra il commissario all’emergenza Valerio Valenti e la Toscana, una elle “regioni ribelli” (assieme a Emilia Romagna, Campania e Puglia) che non hanno sottoscritto il decreto sull’emergenza migranti. L’incontro che si è svolto ieri a Firenze ha registrato il permanere di distanze che per ora sembrano incolmabili. Da un lato Valenti, ex prefetto a Firenze, che insiste sul nuovo corso varato dal governo Meloni con il “decreto Cutro” e ha lasciato la riunione dichiarando: “Un CPR in Toscana prima o poi si farà, perché questa è la linea del governo”. Dall’altra il governatore Eugenio Giani che – ricalibratosi con l’orientamento del Pd toscano targato Schelin – ha evidenziato la contrarietà ad un grande CPR in Toscana, a favore invece di un’accoglienza diffusa, centri con non più di 20 posti, non solo nei grandi centri ma anche nelle aree meno popolate, e la richiesta di foni per il sistema di accoglienza SAI (ex Sprar). “Rimane il no al Cpr – ha detto Giani – ma” rimane “la consapevolezza che la Toscana può essere una regione leader per quello che riguarda l’accoglienza e l’integrazione”.
A premere per una soluzione di compromesso però ci sono il sindaco di Firenze Daruio Nardella e il presidente Anci Dario Biffoni, da anni a favore dell’apertura di un CPR in Toscane, e che non hanno teso a sottolineare le criticità del sistema di accoglienza in Toscana: “I Cas – ha ricordato Nardella – sono i Centri più difficili da gestire. Abbiamo quasi 1900 immigrati nei Cas. Abbiamo poi il problema molto serio dei minori non accompagnati che sono raddoppiati dal Covid ad oggi, siamo a 450 solo nel Comune di Firenze: anche qui c’è un’esigenza sia economica che logistica di gestione di questi flussi. Infine abbiamo quasi 400 immigrati nel sistema Sai”. “Non so più in quale lingua dobbiamo dirlo che il sistema sta collassando, che c’è un problema vero” ha rincarato la dose Metto Biffoni.