FIRENZE – Rinvio di 5 settimane dello sfratto esecutivo per la moschea fiorentina: al termine di una nuova mattinata di attesa, tensione e speranza per la comunità islamica dopo quella del 16 dicembre corso, dalla Prefettura è arrivata una proroga fino all’8 giugno prossimo. Una decisione arrivata dopo che l’ufficiale giudiziario si era presentato assieme all’amministratore e l’avvocato della proprietà, la società Finvi, per notificare l’atto di sfratto con richiesta di rilascio immediata. Che un rinvio fosse nell’aria si lo si era intuito dal fatto che, a differenza di 4 mesi fa, davanti alla moschea non sono comparse né camionette della polizia né agenti di altre forze dell’ordine. Soddisfatto è apparso l’imam Izzedin Elzir, che pure nei nei giorni scorsi come ultima mediazione aveva chiesto una proroga di sei mesi fino al 1° novembre dopodiché la comunità avrebbe in ogni caso riconsegnato le chiavi dell’immobile di piazza Ciompi. Maora, spiega, la situazione è cambiata: l’offerta è ritirata: “La nostra proposta non c’è più. Dopo questa decisione non c’è più il 1° novembre, ora stiamo qui finché non troviamo un’alternativa” ha detto, e fino ad allora, ha aggiunto, “restiamo qui, a pregare con i nostri concittadini”, compreso l’8 giugno prossimo. “Libertà – ha detto ancora Elzir – è resistenza: senza resistenza non c’è libertà, come ha ricordato per il 25 Aprile il presidente Mattarella. E per noi pregare è resistere in modo pacifico”.
Ad aspettare l’arrivo dell’ufficiale giudiziario alcune decine di fedeli, più numerosi giornalisti e alcuni cittadini, fra cui il presidente della comunità ebraica fiorentina Enrico Fink e il direttore del seminario arcivescovile monsignor Alfredo Iacopozzi, oltre agli assessori comunali Sara Funaro e Andrea Giorgio. Sulla moschea di Firenze “il fatto che ci sia stato un rinvio dello sfratto e che non ci siano stati problemi di ordine pubblico è un risultato positivo per la città, ovviamente è importante che la comunità abbia un luogo dove pregare perché è un diritto fondamentale” ha detto l’assessora al welfare Funaro, che ha ribadito il “supporto” del Comune confermando al tempo che l’unica soluzione sul campo è quella di una compravendita privata. esclusa quini l’ipotesi di prevedere con gli strumenti urbanistici pubblici, ad esempio il Piano Operativo Comunale in approvazione, un luogo da destinare alla moschea, come avvenuto a Roma: “Quella è una soluzione di medio-lungo termine, ora l’emergenza è trovare un luogo di preghiere per la comunità islamica”.
Presente fin dalla prima mattina anche la consigliera comunale di Sinistra Progetto Comune, Antonella Bundu, che non ha risparmiato critiche al Comune: “Non basta dire siamo a supporto o proporre modifiche al regolamento urbanistico, compito del Comune è predisporre la pianificazione che preveda un luogo di culto per una comunità religiosa che conta 30 mila fedeli”.
Il provvedimento di rinvio della prefetta Ferrandino è arrivata al termine di una mattinata in cui la comunità si era preparata a “resistere”, come avvenuto il 16 dicembre scorso in occasione della scadenza del primo termine dello sfratto. Chiamati a raccolta dall’imam, dalla prima mattina molti tra i fedeli si sono ritrovati a pregare nella sala di borgo Allegri. Al di fuori, anche questa volta un gruppo di persone – meno folto per la verità rispetto a 4 mesi fa – ha mostrato con la presenza la loro solidarietà, compresi alcuni rappresentanti di associazioni religiose che intrattengono da anni il dialogo con la comunità islamica come la Comunità dei Focolarini e dell’associazione Amicizia Ebraico-Cristiana. Anche da parte loro, non sono mancati rilievi fortemente critici per la mancata soluzione di una questione annosa per la città.