VIAREGGIO – Il trasporto ferroviario in Italia non è sicuro, tutt’altro: e a dimostrarlo stanno l’incidente della scorsa settimana a Firenze con il deragliamento di un vagone a Castello – che non ha fatto feriti ma provocato il caos per due giorni – e un deragliamento sfiorato a Viareggio il 3 febbraio scorso. Ad affermarlo sono le associazioni dei superstiti e dei familiari delle vittime della strage di Viareggio del 29 giugno 2009 (32 vittime) che proprio il giorno prima dell’incidente ferroviario alla porte di Firenze avevano incontrato i rappresentanti dell’Agenzia Nazionale per la sicurezza ferroviaria (ASFISA).
“Sono 14 anni che denunciamo le mancanze e le negligenze che ci sono nelle ferrovia. Pensavamo che la strage di Viareggio fosse uno spartiacque per dire cosa dobbiamo fare, purtroppo non è stato così” dice Daniela Rombi: “I governi che si sono succeduti non hanno fatto nulla, e anche la ASFISA non ha potere sanzionatorio né coercitivo. Dopo l’incidente del 3 febbraio sono state apportate alcune modifiche ma non sono state bloccate dalle regole europee sulla circolazione dei carri ferroviari”.
Il 29 aprile prossimo e associazioni “29 giugno” e “Il mondo che vorrei” organizzano a Viareggio (ore 17, piazza Dante) un’assemblea-incontro per fare il punto sull’incidente del 3 febbraio a Viareggio e ribadire le richieste di maggior sicurezza, tra cui l’adozione del sistema “anti-svio” sui convogli ferroviari: “Se fosse introdotto, l’incidente di Castello non si sarebbe verificato. Ma per farlo ci vuole un accordo a livello europee”