TOSCANA – Neppure la Toscana è esente dal fenomeno del caporalato nel mondo dei rider. A svelarlo è la serre di controlli a tappeto in tutti decine di capoluoghi italiani svolti nei giorni scorsi dai Nuclei Territoriali dei Carabinieri, che hanno portato all’emergere di un diffuso sfruttamento, basato sul meccanismo della cessione dell ‘account da parte di un lavoratore regolare ad uno “occulto”, che viene sottopagato o comunque deve corrispondere una quota del guadagno al suo “caporale”. Un fenomeno che in base ai dati coinvolge oltre il 10% dei lavoratori stranieri del centro-nord – 92 le cessioni di account verificate su 892 lavoratori stranieri controllati – e che è presente anche in Toscana. A Firenze, 4 casi su 61 lavoratori controllati: in un caso addirittura il lavoratore “occulto”, un bengalese irregolare, era stato pagato con un panino. A Prato, 2 le cessioni di account scoperte su 23 lavoratori controllati (sia italiani che stranieri).
“E’ un fenomeno che conoscevamo e che abbiamo segnalato alle aziende” spiega Ilaria Lani, Ndil Cgil Firenze: “Se all’inizio la cessione dell’account rispondeva ad una socializzazione del profilo e all’esigenza di garantire turni più lunghi per essere privilegiati dall’algoritmo aziendale, ora si è trasformato in sfruttamento dei lavoratori irregolari, che no avendo il permesso di soggiorno non possono neppure avere un impiego. E’ quindi l’effetto distorto del nostro sistema di accesso al mondo dei lavoro da parte dei migranti”. Le soluzioni? “Abbiamo un tavolo aperti con le aziende per studiare meccanismi di controllo. Sta di fatto che nelle aziende in cui i rider sono assunti, come Just Eat, questi fenomeni sono più difficli da mettere in pratica”.