FIRENZE – A quattro anni dalla morte di Lorenzo Orsetti, il giovane fiorentino ucciso mentre combatteva per la libertà del Rojava contro le milizie dell’Isis, ancora oggi in quelle zon al confine tra Turchia, Siria e Iraq, si combatte ancora contro gli attacchi degli islamisti e le bombe dei regimi anti-curdi.
Mentre Firenze si appresta a ricordare il 33enne fiorentino, caduto il 18 marzo 2029 mentre era impegnato a fianco delle milizie curdo-siriane del Fronte Democratico di Liberazione e per l’affermazione del Confederalismo Democratico del Rojava – sabato la commemorazione al cimitero delle Porte Sante, a San Miniato al Monte – la battaglia infuria tutt’ora. Se ne parlerà anche domenica, nell’iniziativa di divulgazione e finanziamento dal titolo “Con Lorenzo nel cuore e nella lotta”, organizzato dall’Associazione Lorenzo Orsetti alla Casa del popolo di Grassina, che vedrà a partire dalle 17,30 la proiezione del docufilm “Tekosher. Il partigiano Orso” di Dario Salvetti e l’incontro con il disegnatore ZeroCalcare che presenterà il suo ultimo volume “No sleep till Shengal” e con Chiara Cruciati e Rojbin Beritan, autrici del libro “La montagna sola”, dedicati al genocidio degli ezidi, seguiti da una cena di autofinanziamento i cui proventi andranno alla Mezzaluna Rossa Curda per le popolazioni curde colpite dal terremoto.
“Lorenzo – ricorda stamani a Novaradio Chiara Cruciati, giornalista del Manifesto e esperta di Medio Oriente, co-autrice del libro “La montagna sola” – è morto a Baghuz in quella che è stata la battaglia che ha posto fine all’ISIS come esperienza statuale, eppure ancora i combattimenti continuano. In Rojava gruppi di islamisti sono ancora attivi nelle zone interne dell’Iraq, e continuano i bombardamenti da parte degli eserciti turco e siriano”. E anche nell’enclave ezida del monte Shegal, già teatro del “Ferman” (genocidio) della popolazione compito nell’estate 2014 dall’Isis, con inenarrabili violenze su donne e bambini: “Una popolazione che è scampata allo sterminio grazie alle forze del Pkk e che è riuscita a riorganizzarsi nella ‘Autonomia democratica’ che si ispira al modello del ‘Confederalismo’ del Rojava, ma che rimane sotto minaccia. Assistiamo al bombardamento con droni da parte della Turchia, l’ultimo appena una settimana in cui ucciso il capo delle forze di autodifesa di Shengal (Serkat Semo, ndr) e anche questo avviane nel silenzio internazionale”.