ROMA – Il decreto ONG “è una legge propaganda che, in mare, causerà più morti. Una vergogna per un paese civile”. Non usa mezze parole Alessandro Bertani, vicepresidente di Emergency ai microfoni di Novaradio, nel commentare le norme del cosiddetto “decreto legge ONG” sui salvataggi in mare, che ieri con l’approvazione alla Camera ha fatto il primo passo verso la conversione definitiva in legge. Tra i capisaldi rimangono l’obbligo di richiedere subito dopo il soccorso di migranti in mare l’assegnazione del “porto sicuro” di sbarco al Ministero, e raggiungerlo “senza ritardi” né la possibilità di rispondere ad altre richieste di aiuto. Anche la Toscana ne ha visto gli effetti, con l’arrivo a dicembre scorso di due navi cariche di oltre 250 migranti al porto di Livorno, e poi con altri 100 al porto di Marina di Carrara.
Il decreto già ora con l’invio delle navi nei “porti sicuri” del Centro-Nord, denuncia Emergency, ha provocato lo svuotamento del Mediterraneo centrali dalle navi impegnate nel soccorso dei migranti: “Il sottosegretario Molteni dice che il decreto non è teso ad ostacolare le ONG, l’effetto è stato quello di svuotare l’area di attenzione per portare soccorso dalla presenza delle ONG. Noi dal 14 al 17 febbraio siamo stati l’unica imbarcazione presente in un’area grande quanto la porzione di mare Adriatico da Venezia a Pescara”. Un presidio svolto “prestando soccorso a due imbarcazioni e ricevendo altre segnalazioni di richiesta di soccorso per le quali ci è stato chiesto di continuare la rotta e procedere verso il porto assegnato” quindi senza poterle soccorrere.
Al momento la nave Life Support di Emergency è in navigazione – con a bordo 156 persone tratte in salvo nella giornata di ieri – diretta verso il porto di Civitavecchia, assegnato come porto sicuro: “Porto che raggiungeremo probabilmente nella giornata di domenica – spiega Bertani – dopo quattro giorni di navigazione. Il che significa aumentare i costi a carico delle ONG, un altro strumento subdolo per scoraggiare le operazioni di soccorso”. Senza alcun effetto concreto, aggiunge Bertani nel fermare flusso dei migranti: “le imbarcazioni continuano a scappare dalle torture e dalle violazioni dei diritti umani che subiscono in LIbria, nei paesi di provenienza e lungo il tragitto, e che li portano a cercare rifugio” in Europa.
Secondo le norme del decreto, il porto sicuro lo indica il Ministero, ed è stato sempre più lontano: ultimo caso Geo Barents, con i suoi 200 migranti inviata a 1.200 km di distanza a La Spezia. Se le ONG violano le prescrizioni si applica al comandante della nave una sanzione amministrativa da euro 10.000 a 50.000. La responsabilità solidale si estende all’armatore e al proprietario della nave. Competente all’irrogazione delle sanzioni accertate dagli organi addetti al controllo è il Prefetto della provincia interessata dallo sbarco. “Questo vuol dire che dobbiamo ricorrere al TAR” spiega Bertani, con costi ancora maggiori. Viene poi applicato il fermo amministrativo per due mesi della nave utilizzata per commettere la violazione. In caso di reiterazione della violazione con medesima nave, si applica la sanzione amministrativa accessoria della confisca della nave e l’organo accertatore procede immediatamente al sequestro cautelare. Sono, poi, previste sanzioni che vanno dai 2000 ai 10mila euro al comandante e all’armatore della nave che “non forniscono le informazioni richieste”.