FIRENZE – È dedicata al soggiorno di Carlo Levi a Firenze (1941 – 1945), negli anni dell’occupazione nazista fino alla lotta di Liberazione, la mostra dal titolo “Carlo Levi a Firenze. Un anno di vita sotterranea” in programma a Palazzo Medici Riccardi dal 9 febbraio al 19 marzo. L’esposizione, organizzata dalla Fondazione Giorgio Amendola in collaborazione con la Fondazione Carlo Levi, Centro Unesco e Muse, propone 34 opere e disegni: tra cui quelle dipinte durante il confino ad Aliano, in provincia di Matera (1935-1936, Tonino, Dietro Grassano, La Strega e il bambino, La figlia scarmigliata della Strega), ma anche una galleria di ritratti che mettono in mostra la madre, gli amici e le donne amate. Tra queste la compagna del tempo, Paola Levi Olivetti, per la quale decise di trasferirsi a Firenze e Anna Maria Ichino, la partigiana generosa che lo accolse nel rifugio di Piazza Pitti.
Per la prima volta sono esposti in una mostra di Carlo Levi anche due dei tre quadri, provenienti da una collezione privata, da lui realizzati per il suo amico scrittore Giuseppe Brancale e il suo romanzo Echi nella valle (1973). Qui Levi si autoritrae con una donna anziana prima della partenza dalla Lucania in cui era stato al confino. In mostra anche una riproduzione del celebre telero Lucania ’61, commissionato all’artista da Mario Soldati per rappresentare la Basilicata nel padiglione della mostra delle Regioni a Torino in occasione delle celebrazioni per il centenario dell’Unità d’Italia, conservato nel museo nazionale di Matera.
“Le immagini della città di Firenze devastata dalla guerra, ma anche il periodo del dopoguerra incentrato sulle questioni sociali, rappresentate ad esempio nel Telero, sono al centro di questa esposizione che conclude idealmente le celebrazioni dei 120 anni dalla nascita di Carlo Levi che cadevano nel 202″, ha detto a Novaradio Domenico Cerabona, direttore della fondazione Amendola