FIRENZE – Esito scontato ieri in Consiglio Comunale di Firenze sulla discussione intorno alla multiutility toscana dei servizi, ossia la costtuzione di una holding finanziaria che riunisca le partecipazioni azionarie aziende di acqua, gas e rifiuti detenute dai Comuni.Dopo aver dato il via libera all’iter – Firenze è tra i promotori dell’operaizone insiame a Prato, pistoia e Empoli – il Consiglio comunale ieri ha respinto un atto, proposto da Sinistra Progetto Comune, M5s e Italexit, per chiedere di “bloccare la multiutility toscana”.
Il sindaco di Firenze ha ribadito la sua linea: “La nostra volontà è andare avanti, lo facciamo nell’interesse dei cittadini” ha detto. “Abbiamo preso degli impegni, abbiamo firmato con tutti i sindaci gli atti per la fusione delle società partecipate e i patti parasociali. Le prossime tappe saranno la costituzione della holding che sarà saldamente in mano pubblica, sarà al 100% di proprietà di tutti i comuni e controllerà il 51% e non potrà mai essere meno. Poi passeremo alla quotazione in borsa.
“Intanto il fatto che sia venuto il sindaco è una novità – commenta Dmitrij Palagi, consigliere comunale Sinistra Progetto Comune – e abbiamo messo in luce le contraddizioni di quando si dice di volere un processo partecipato ma poi le decisioni le hanno prese in giunta, e quanta poca consapevolezza ci sia; sono i vertici di Alia e Consiag che hanno in testa i progetti della multiutility percorso. Eppoi abbiamo evidenziato altri nodi: il fatto che ci sono dei sindaci, come quello di Sesto Fiorentino, non contrari all’aggrgazione ma contrari alla quotazione in borsa”.
E sulle dichiarazioni molto caute sul progetto multiutility espresse nei giorni scorsi dai due candidati alla segreteria del Pd toscano, Emiliano Fossi e Valentin Mercanti, si dice scettico: “Se pensano di farne una questione interna al Pd, dimenticano che a dicembre il sindaco Nardella ha siglato un accordo con FdI sulla gestione delle partecipate e dei servizi, e il Comune di Firenze esprime ben il 58% di Alia. Se vogliono unirsi alla campagna contro la finanziarizzazione dei servizi pubblici abbiamo una speranza, ma devono muoversi all’esterno del Pd: ci siamo noi, i comitati, il M5s e perfino la Lega”