FIRENZE – “Mi piacerebbe tanto che noi italiani facessimo i conti con il nostro passato, e dire semplicemente ‘eravamo dalla parte sbagliata’: c’è poco da fare, abbiamo contribuito. A me lo raccontava mia mamma, sono venuti i fascisti ad arrestarci, a così anche in altre case. Abbiamo delle colpe, non da farci perdonare, ma da capire. E mi fa male pensare che nessuno pensa di poter dire queste quattro parole”.
A parlare è Tatiana Bucci, classe 1937, deportata nel 1944 nel campo di sterminio di Auschwitz all’età di sei anni assieme alla sorella Andra di quattro anni, che oggi ha partecipato ad un incontro in occasione della Giornata della Memoria organizzato dalla Regione Toscana. E alla domanda su chi dovrebbe pronunciare queste quattro parole, Tatiana risponde in modo pacato, ma è ferma e chiarissima: il capo del governo. “Non solo so chi l’ha detto in Germania, ma la cancelliera Angela Merkel quando parlava, parlava sempre di questo. Io chiedo a Giorgia Meloni, sì, veramente, vorrei che lo dicesse. Per me sarebbe giusto”.
Bucci quest’oggi ha parlato della sua personale esperienze: durante la segregazione nell’Italia delle leggi razziali, dell’arresto della sua famiglia e della deportazione , della vita quotidiana ad Auschwitz nelle baracche dei bambini assieme alla sorella minore e al cuginetto Sergio, che non sopravviverà al Campo. Ma anche del periodo successivo, dell’attività nel mantenere viva la memoria, degli incontri con le scuole, dei numerosi ritorni ad Auschwitz con i “Viaggi della memoria” in compagnia di centinaia di ragazzi. E commentando le parole delle senatrice a vita, Liliana Segre, sulla paura che della Shoah in futuro rimanga una riga sui libri di storia e forse nemmeno quella, tatiana dice;: “Liliana è pessimista, io invece ho fiducia nei ragazzi di oggi”.