GROSSETO- Stamani sono scese in piazza diverse associazioni per la difesa del lavoro delle operatici di Clan e delle altre cooperative che gestivano i servizi museali. Il presidio è tenuto a partire dalle 10.30 a Piazza della Palma a Grosseto, con la presenza di una sessantina di persone. La mobilitazione è stata organizzato dal collettivo autonomo Queer e da quella che è stata ribattezzata “Assemblea Asterisco”, che coinvolge cittadinanza e associazioni, tra cui anche Arci Toscana.
Come spiegano in una nota : “Il “caso asterisco” è partito da una mail interna mai uscita che è stata inviata al CdA di Fondazione Grosseto Cultura e che conteneva una bozza con un asterisco per abbreviare la dicitura Bambini e Bambine dall’associazione CLAN che gestiva i servizi del Polo le Clarisse. La bozza non è mai stata inviata ai soci ma è arrivata all’associazione Crisalide che ha fatto uscire un articolo gridando al Gender e accusando CLAN di fare propaganda. Il CdA rilasciava un comunicato stampa nel quale si dissociava dall’uso degli asterischi, mentre una delle lavoratrici di CLAN veniva convocata dal CDA, per essere interrogata da sola, dopo aver fatto uscire dalla stanza Direttore e ufficio stampa; alla stessa lavoratrice era stato chiesto di firmare e una lettera già pronta in cui si chiedeva di prendere le distanze da una fantomatica ideologia gender. Nei giorni successivi poi Clan aveva ricevuto la comunicazione che non le sarebbe stata rinnovata la convenzione grazie alla quale gestivano i servizi al Polo Le Clarisse».
“Qui nella piazza stamani parliamo dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, si tratta di solidarietà ma anche di definizione per quanto riguarda i termini della cultura per questo credo importante la nostra presenza come Arci, ” spiega Simone Ferretti, presidenti di Arci Toscana, ai microfoni di Novaradio. “Le persone alle quali non è stato rinnovato l’affidamento sono soggetti con i quali giornalmente lavoriamo per progetti sociali nel territorio. Si pensa che la cultura sia una merce che può essere riqualificata o demansionata come sta avvenendo.”
Una vicenda che rimette al centro il diritto al lavoro ma anche l’identità di genere e l’uso del linguaggio. “Non è una questione secondaria, il linguaggio è una questione importante su cui interrogarci,” conclude Ferretti. “I termini e l’asterisco su cui era stato chiesto all’associazione di fare abiura rispetto a quanto scritto in una nota rappresenta lo stato in cui siamo da un punto di vista di arretratezza.”