Arriva alla sua conclusione il progetto “Campo profughi Roj. Un futuro comune di pace“, finanziato dai Progetti umanitari dell’Unione Buddhista Italiana e gestito e seguito da un Comitato Direttivo formato dal capofila ARCI Firenze, da UIKI Onlus e da Kongreya Star Qamişlo – Rojava.
Il progetto aveva l’Obiettivo Generale di “Contribuire a promuovere una cultura di Pace e convivenza democratica nel Cantone di Jazira nel Nord della Siria” e lo ha raggiunto attraverso il coinvolgimento lavorativo, culturale e ricreativo delle familiari dei combattenti dell’ISIS nella costruzione del Confederalismo Democratico. L’idea di base del progetto infatti è sempre stata quella che solo attraverso il diretto coinvolgimento di queste donne nell’ideazione e nell’organizzazione della loro nuova vita le si possano sottrarre all’ideologia jihadista e solo attraverso il cambiamento del loro modo di pensare si potrà garantire un futuro pacifico e dignitoso sia per loro che per tutta la popolazione della Regione.
I risultati si sono concretizzati con la costituzione di una cooperativa di sartoria per le donne parenti degli ex combattenti dell’ISIS, l’allestimento di uno spazio culturale e un centro sportivo all’interno del campo profughi di Roj e la partecipazione di almeno 50 donne ad un corso di formazione sulla salute femminile.
Nello specifico all’interno del progetto sono stati sviluppati 4 corsi di sartoria di durata trimestrale ciascuno che hanno coinvolto oltre 100 beneficiarie in totale. Tra queste, 30 donne hanno costituito la Cooperativa di sartoria, che garantirà loro opportunità di lavoro e di indipendenza economica. Il tutto è passato attraverso un’attività senza dubbio molto complessa sia perché si è dovuto lavorare per rompere le barriere culturali e di diffidenza createsi nella guerra e nell’ideologia jihadista di cui sono impregnate le beneficiarie sia perché il propagarsi della pandemia da Covid19 ha rallentato molto le attività.
Per quanto riguarda l’attivazione di un corso di salute femminile, la formazione si è composta di due parti, una prima teorica e l’altra pratica, entrambe di una durata di circa tre mesi. Al corso di salute hanno partecipato oltre 50 beneficiarie ed ha trattato varie tematiche, dalle fratture ossee all’autopalpazione del seno, fino alla gestione dell’angoscia, del periodo mestruale e la prevenzione della violenza domestica. Dopo una prima fase teorica è stato dato avvio alla parte pratica perché nel Campo profughi c’è bisogno di più persone possibili formate nel primo soccorso, anche tenuto conto della costante minaccia bellica.
Non meno importante stata la terza fase del Progetto nella quale è stata allestito un centro culturale per donne e bambini/e, creando così uno spazio fisico dove le donne del campo profughi possano conoscersi e possano raccontarsi il proprio vissuto, mettendo in comune le difficili esperienze personali, per poter superare le differenze e lavorare per la loro emancipazione e il loro benessere. Il centro culturale è già attivo e vede ogni mese circa 30 bambini/e e 35 giovani partecipare al lavoro del Centro e allo sviluppo della cultura e dell’arte nel Campo.
Da non sottovalutare anche l’allestimento di un centro sportivo per donne e bambini/e all’interno del Campo che ha portato alla realizzazione di una palestra che funge da spazio di pratica sportiva e d’incontro, sempre nell’ottica di promuovere la Pace e il rispetto degli altri. Lo spazio è frequentato in due sessioni giornaliere, una mattutina dalle 8 alle 9 e una serale dalle 16 alle 17 e vede la partecipazione di circa 45 donne.
Dei risultati del progetto se ne parlerà anche nel corso dell’evento di restituzione finale in programma Mercoledì 28 Dicembre, alle ore 10:00, in diretta sulle frequenze di Novaradio, la radio comunitaria di Arci Firenze.