TOSCANA – In Toscana oltre un’azienda agricola su due (53%) fa ricorso ai lavoratori stranieri soprattutto nel periodo primaverile ed estivo, con contratti stagionali principalmente per il lavoro nei campi, per la gestione dell’allevamento e la pulizia degli stabili (manutenzioni). E’ quanto rileva l’indagine conoscitiva ‘Gli immigrati e l’agricoltura nella Regione Toscana’ realizzata da Coldiretti e Fondazione Campagna Amica, presentata nell’ambito di un convegno a Firenze.
Nel corso del convegno è stata presentata la ricerca “Lo sfruttamento del lavoro immigrato nell’agricoltura toscana”, curata dal professor Fabio Berti, sociologo all’Università di Siena: dalle circa 100 interviste realizzate a lavoratori, soggetti imprenditoriali e focus group emerge un quadro preoccupante: paghe sotto i 5 euro l’ora, turni da 10-12 ore, spregio per le condizioni di sicurezza, violenza psicologica: è il quadro che emerge sul caporalato in Toscana da una ricerca curata dal prof. Fabio Berti dell’Università di Siena. “Non è un fenomeno mafioso ma è comunque diffuso, anche nei settori più avanzati dell’agricoltura come il vitivincol” dice Berti: “Pensavamo di avere gli anticorpi, ma il rischio è invece che si diffonda ulteriormente”
Nell’occasione sono stati presentati i risultati del progetto Demetra coordinato da Coldiretti Toscana, che ha coinvolto 277 cittadini extracomunitari di 600 imprese agricole in un percorso di informazione e formazione indispensabile per accedere al mercato del lavoro regolare. “Cerchiamo di lavorare per mettere in trasparenza definitiva anche la filiera del lavoro, che sarà un valore aggiunto per le nostre imprese” ha detto il presidente Coldiretti, Fabrizio Filippi.