SOCI (AREZZO) – Svolta nella crisi di Manifattura del Casentino, storica azienda del ‘panno casentino’, tessuto noto per la particolare colorazione arancione usato per confezionare in particolare cappotti. Un’azienda tessile cliente, la Bellandi spa di Montemurlo (Prato), ha formalizzato ai commissari liquidatori l’offerta per l’acquisto dello stabilimento di Soci (Arezzo) che era a rischio smantellamento. Lo scrivono La Nazione e Il Corriere Fiorentino riportando anche che appena ieri la Bellandi Spa ha ricevuto, coincidenza, un ordine da un suo cliente britannico per la fornitura di stoffa in ‘panno Casentino’ da destinare a prodotti da confezionare per la Casa Reale inglese.
L’offerta sull’immobile, se verrà recepita dal Mise nella procedura fallimentare – la Manifattura, diventata cooperativa negli ultimi anni, è andata in liquidazione – diventa decisiva per rilanciare la produzione e salvare i posti di lavori (18 licenziati, più un indotto di circa 100 persone). Bellandi spa tuttavia rimarrà cliente, non entrerà nella gestione di Manifattura del Casentino.
“Siamo intervenuti con questa offerta non per intervenire nella gestione ma per aiutare un nostro fornitore”, conferma Maurizio Bellandi, amministratore delegato di Bellandi spa, azienda tessile da 30 milioni di euro di fatturato con 45 dipendenti. “Se la nostra offerta sull’immobile verrà ritenuta migliorativa nell’ambito della procedura fallimentare – aggiunge -, lo stabilimento rimane destinato alla produzione tessile e il nostro fornitore potrà ripartire con l’attività”. Il valore dell’offerta per i capannoni di Soci è di circa 800.000 euro. Quanto all’ordine dall’Inghilterra, Bellandi spiega di aver ricevuto un “sollecito via e-mail proprio ieri, giovedì, per fornire panno Casentino a un nostro cliente che a sua volta confeziona abiti per la Casa reale inglese”.
Nel corso del tempo il colosso di Internet Aruba si era aggiudicato all’asta lo stabilimento ma senza mai perfezionare l’acquisto. L’estate scorsa, quando è scattata la vertenza con i licenziamenti dei 18 addetti, Aruba si è tirata indietro, lasciando di fatto la disponibilità dell’immobile ai commissari liquidatori che ora hanno ricevuto l’offerta di Bellandi.