FIRENZE – L’ex ad di Rfi e Fs, Mauro Moretti, e Michele Mario Elia capo Direzione tecnica poi ad Rfi, non ebbero colpa della mancata riduzione della velocità del treno merci che il 29 giugno 2009 deragliò nella stazione di Viareggio (Lucca) causando 32 morti, numerosi feriti e danni materiali. Secondo le motivazioni espresse dalla corte di appello di Firenze nella sentenza al processo bis del 30 giugno, che li ha condannati per disastro, lesioni e incendio (Moretti a 5 anni e di Elia a 4 anni 2 mesi 20 giorni), però, non sarebbe provata la “valenza cautelare” di una determinata velocità di transito in stazione “va pertanto escluso per gli imputati questo profilo di colpa”.
Il treno merci di Viareggio andava a circa 90 km/h e durante i vari processi è emerso, dalle parti, l’argomento che Rfi avesse dovuto imporre una prudenziale velocità ridotta, secondo alcuni a 60kmh, negli attraversamenti in stazione. Ma i giudici fiorentini escludono che tale limite abbia riferimento “scientifico o esperienziale”, “non essendo provato che (…) all’epoca dei fatti, fosse acquisita al sapere scientifico ed esperienziale la valenza cautelare di una determinata misura della velocità di attraversamento di una stazione avente le caratteristiche di quella di Viareggio da parte di un convoglio con le caratteristiche di quello sviato”. In altre parole, ai tempi secondo la Corte non era possibile sapere, all’epoca, i rischi connessi ad una determinata velocità in quel particolare contesto.
Riguardo a Elia, la Corte ha pure escluso il profilo di colpa relativo agli obblighi del datore di lavoro, “datoriali”, “di valutazione dei rischi lavorativi”.
L’appello bis ha condannato anche i manager delle società ferroviarie tedesche che noleggiavano i carri merci all’Italia, Mario Castaldo direttore Divisione di Cargo Trenitalia a 4 anni, ma fece anche delle assoluzioni come quelle di altri manager Fs come Emilio Maestrini (Trenitalia) e Francesco Favo (Rfi).