FIRENZE – L’Università di Firenze ha festeggiato 160 allieve e allievi che hanno concluso i corsi del dottorato di ricerca del 34/o ciclo: la cerimonia si è svolta nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, e si è aperta con il corteo dei dottori di ricerca che hanno attraversato le strade del centro.
“Qui abbiamo la nostra ‘meglio gioventù’, i nostri dottori di ricerca – ha affermato la rettrice Alessandra Petrucci –, ed è giusto che festeggino in questa sede. I nostri dottori sono una grande risorsa per questo Paese, e che questo deve essere riconosciuto. Sarà uno degli appelli che verrà sempre fatto dal mondo della ricerca qualunque governo venga”.
Eppure sono gli stessi neo-dottori di ricerca ad ammettere per primi che l’Italia non è un paese favorevole per chi intende intraprendere questa scelta: “Non è un paese per ricercatori” è il commento unanime: poche borse di studio, assegni di ricerca a breve termine che costringono a molti anni di precarietà e sacrifici. E una politica distante dalle esigenze della ricerca, che ha bisogno di più fondi e più stabilità. Per tanti loro il sogno è rimanere a studiare in Italia, ma ammettono che forse dovranno andare all’estero. Il problema non è però solo della politica ma anche del sistema economico: “Le imprese? in molti casi non sanno nemmeno cosa di farsene di un dottore di ricerca”
Nell’anno accademico 2022-2023 si è avviato il 38/o ciclo di dottorato all’Università di Firenze: sono 26 i dottorati con sede nell’Ateneo: già usciti tre bandi che hanno previsto 285 posti, di cui 255 con bando. Il quarto e ultimo bando è in uscita nei prossimi giorni.