ANGHIARI (AR) – La ricomparsa della guerra in Europa ha aperto un vaso di pandora fatto – oltre che vittime profughi e distruzioni – di caro energia, crisi agricola e alimentare, inflazione, impoverimento e aumento di tensioni sociali. Sarà che per sottrarsi a questa spirale funesta l’unica via è “ritornare alle origini”? E’questa la provocazione e lo spunto – ma solo quell’iniziale – da cui parte “Liceo Contadino”, la 27/a edizione di Tovaglia a quadri, la tradizionale “cena toscana con una storia da raccontare in quattro portate” che anche quest’anno torna – dal 10 al 19 agosto – ad Anghiari, con i suoi attori non professionisti guidati dalla coppia di ferro formata da Paolo Pennacchini e Andrea Merendelli (che cura anche la regia).
La sceneggiatura, come di consueto, prende le mosse dalle suggestioni dell’attualità, ma va oltre e più a fondo, nel solco di teatro che è davvero popolare: non solo per l’utilizzo di attori non professionisti (ma ormai più che collaudati) ma per lo sforzo di ricerca nella storia e nella memoria di un territorio che, come altre presunte “periferie” territoriali, rischia di perdere la sua identità. E che quest’anno ha affondato le mani nella terra, e nella storia rurale del territorio: “Un modo spiega Andrea Merendelli – per dare un nome e un cognome a quelle persone che hanno contribuito a creare questo paesaggio meraviglioso, che tutti apprezzano ma non sanno che dietro il lavoro e la fatica di 4-5 generazioni di contadini”.
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“Quest’anno abbiamo organizzato un vero e proprio ‘fake’” racconta ancora Merendelli: “Due mesi fa abbiamo affisso in zona dei manifesti in cui si annunciava l’apertura di un liceo contadino: in tantissimi ci hanno telefonato per chiedere come iscrivere i figli”. Segno che di un richiamo alla terra in tempi di crisi dell’industria? Un ritorno alle radici, al locale in reazione alle paure e alle crisi globali? Chissà… Sta di fatto che la vicenda farsesca della nascita di un “liceo a km zero” che insegni materie come l’indipendenza energetica o l’autosufficienza alimentare, si intreccia con il “contro-racconto” delle lotte contadine in Valtiberina e Valdichiana, e in definitiva invita a riflettere alla necessità di “razionare” le risorse che sono scarse e non inesauribili.
Per il secondo anno consecutivo, il palcoscenico naturale della cena-spettacolo è il Castello di Sorci, alle porte di Anghiari: una soluzione logisticamente obbligata in tempi di “distanziamento” che è diventata una ulteriore opportunità di raccontare un altro pezzo di storia locale: come, ad esempio, la figura di un “prete del popolo”, coraggioso e scomodo per il suo schierarsi a fianco degli ultimi. Che nellaToscana di oggi hanno i volti e le mani dei tanti braccianti stranieri costretti a sudare e faticare per pochi euro al giorno nei campi di tabacco, mais e girasoli.
Info e prenotazioni: tovagliaquadri.com