FIRENZE – Il suicidio in cella, venerdì scorso, del poliziotto che era stato arrestato dopo gli spari in aria delle Cascine è solo l’episodio più eclatante che riporta in primo piano un fenomeno, quello delle drammatiche condizioni di vita nel penitenziario fiorentino, già denunciate alcune settimane fa.
I dati ufficiali e quelli della relazione del garante sono chiari: circa 600 detenuti per poco più di 400 posti effettivi (la 12/a sezione è chiusa per ristrutturazione), oltre 1.000 episodi di autolesionismo l’anno scorso, 47 tentativi di suicidio solo da inizio anno. “In carcere se non si entra pazzi, lo si diventa” ha affermato il garante regionale dei detenuti, Giuseppe Fanfani.
La Asl ha avviato una indagine sulle condizioni di vita psicologiche dei detenuti, ma i risultati non sono stati resi noti. “Dal punto di vista igienico-sanitario le condizioni sono pessime: non serve essere esperti per rendersene conto, basta ” taglia corto don Vincenzo Russo, Cappellano del carcere, che parla di “celle maleodoranti e sovraffollate, infestate da “cimici, scarafaggi e topi che tormentano i reclusi”. “Le mense inaugurate due anni fa – aggiunge – sono già chiuse perché le mattonelle si sono staccate, i carrelli per le vivande sono improvvisate, non c’è rispetto delle norme sanitarie”. Per non parlare del caldo soffocante: “Nelle celle – spiega ancora – ci sono fino a 40 a 42 gradi, 5 anni fa comprammo tramite l’Opera e la Caritas comprammo molti ventilatori, molti dei quali ora sono rotti o non funzionanti”.
“I detenuti sono soli, ignorati dalla società civile e dalle stesse istituzioni – conclude amaro don Vincenzo – non è possibile che Firenze abbia uno dei peggiori istituti, se non il peggiore d’Italia. E non è una cosa che si può pensare di risolvere in futuro, è 20 anni che lo sento dire, è oggi che bisogna fare”.