FIRENZE – Partirà a breve il restauro degli imponenti affreschi dei condottieri Giovanni Acuto e Niccolò da Tolentino, realizzati dagli artisti rinascimentali Paolo Uccello e Andrea del Castagno e custoditi nel Duomo di Firenze. Il restauro, spiega l’Opera di Santa Maria del Fiore, ha un carattere preventivo e conservativo: si interviene alla comparsa dei primi sintomi di degrado per evitare l’aggravarsi dei danni e la necessità di interventi invasivi e costosi. Gli affreschi sono in uno stato di conservazione abbastanza buono, ma essendo trascorsi 20 anni dal loro ultimo restauro, la superficie pittorica è offuscata da una patina scura uniforme causata dell’accumulo di particellato acido prodotto dall’inquinamento e da polvere inerte.
Entrambe le opere, si spiega in una nota, si trovano nella parete della navata sinistra della Cattedrale, dove li vediamo oggi ad un’altezza inferiore da quella originale, come si può vedere in un’incisione anteriore allo stacco del 1842 e nella quale si nota come il bordo superiore fosse all’altezza dei capitelli delle colonne. Di dimensioni quasi uguali (circa 8 metri per 5) e apparentemente simili sono in realtà diversi: dei due monumenti solo quello dell’Acuto è firmato, ed è la prima volta che Paolo Uccello firma una sua opera.
I due affreschi hanno subito nel corso dei secoli svariati interventi di restauro: a carattere estetico quelli del 1524, eseguito dal pittore Lorenzo di Credi, e del 1688 che ridette vivacità di colore in occasione delle nozze del Principe Ferdinando, figlio di Cosimo III, con Violante di Baviera. A carattere conservativo quello del 1842, quando li distaccarono dalla parete e li posero su una tela di canapa incorniciata solo ai lati. I due affreschi furono allora collocati sulla controfacciata del Duomo, dove rimasero fino al 1946. A carattere filologico-conservativo quelli del ‘900 e 2000.
L’intervento che prende ora il via prevede una spolveratura con pennelli morbidi su tutta la superficie pittorica per eliminare la polvere più superficiale, mentre quella più profonda sarà rimossa grazie a una leggera pulitura a tampone con ovatta di cotone idrofilo e acqua deionizzata con interposta carta giapponese. Infine un ritocco pittorico da effettuarsi a velature tonali nelle lacune che si sono verificate con la leggera pulitura, tramite l’impiego di pigmenti naturali (vegetali e/o minerali) legati da caseinato di ammonio. Il restauro commissionato e diretto dall’Opera di Santa Maria del Fiore, sotto la tutela della Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato, è reso possibile grazie al finanziamento dell’American Express.