FIRENZE – Se il treno merci della strage ferroviaria di Viareggio (Lucca) del 29 giugno 2009 avesse transitato tra le case “a una velocità di 60 km/h, c’è il dato incontrovertibile che tale velocità sarebbe stata misura efficace e non sarebbe successo nulla”. Lo ha evidenziato al processo di appello-bis a Firenze un legale di parte civile, avvocato Gabriele Dalle Luche, che assiste i familiari di alcune vittime per i quali chiede il risarcimento dei danni.
La velocità dei convogli con merci pericolose negli abitati stabilita da Fs è uno dei punti su cui verte il processo: se il treno avesse tenuto tale velocità di 60km/h, ha spiegato il legale non sarebbe successo nulla” perché il vagone col gas Gpl, che poi causò scoppi e incendi, “non avrebbe avuto la forza cinetica per ribaltarsi”. “Fin dagli anni ’90 – ha anche detto Dalle Luche – in Germania c’era uno studio dettagliato sugli effetti delle merci pericolose” in transito nei centri abitati, tanto che “per il Gpl si parlava di un’area di impatto di 2.400 metri e con una letalità del 100 per cento”. Il legale ha sottolineato che tale “patrimonio di conoscenze era di tutte le imprese ferroviarie europee”, “Viareggio non è che la concretizzazione del rischio prospettato in quei documenti già a disposizione all’epoca”.
Un altro avvocato di parte civile, Riccardo Carloni ha mostrato un’immagine della stazione di Viareggio sostenendo che “con una velocità ridotta a 60 kmh il convoglio sarebbe transitato a raso e nonostante la rottura si sarebbe fermato prima e non ci sarebbe stato il ribaltamento del vagone merci ferro-cisterna col gas Gpl”, la cui struttura metallica venne aperta da un elemento a terra detto ‘a zampa di lepre’ che fa necessariamente parte dell’infrastruttura ferroviaria posta lungo i binari.
Per un altro legale di parte civile, avvocato Filippo Antonini, “la riduzione della velocità è misura preventiva, abbassa il rischio, è facilmente attuabile prima di adottare altre misure con elevata tecnologia, è misura economica sostenibile, è predeterminabile ex ante ed è misura a carattere protettivo. Avrebbe ridotto, se non evitato, il ribaltamento del carro cisterna e avrebbe ridotto la distanza del deragliamento del convoglio dal punto in cui sviò”. “Era fattibile, era prevedibile? Sì – ha anche detto lo stesso legale -. E anche era raccomandata dal Regolamento internazionale per il trasporto di merci pericolose, dall’Agenzia europea per la sicurezza ferroviaria e dall’autorità federale delle Ferrovie Tedesche”. In Germania le società delle Fs italiane mandavano i carri merci a fare la manutenzione e numerosi sono i dirigenti di tali società ferroviarie tedesche imputati in questo processo..
Tra le prime parti civili che hanno discusso la causa, stamani, due hanno chiesto risarcimenti per i gravissimi danni polmonari subiti dalla respirazione dei fumi sprigionati dall’incendio del gas Gpl che deragliò. L’avvocato Fabrizio Bartolini ha chiesto il risarcimento più 350.000 euro ciascuno di provvisionale per due assistiti, 34enni all’epoca, un uomo e una donna, che abitavano in via Porta Pietrasanta vicino alla ferrovia e che negli anni successivi hanno sviluppato patologie del tipo ‘sarcoidosi polmonare‘, avvisate da anomale eruzioni cutanee e precorritrici di evoluzioni tumorali. L’avvocato Bartolini ha evidenziato al processo la presenza “nella letteratura medica di un caso analogo a quello dei pompieri che accorsero alle Torri Gemelle dopo l’attentato aereo”. I due feriti oggi vivono all’Isola d’Elba (Livorno). Anche altri abitanti nella stessa zona di Viareggio, vicino ai binari, avrebbero sviluppato simile patologia polmonare.
Un’altra parte civile, l’avvocato Daniele Colangelo, ha chiesto un minimo di 130.000 euro di provvisionale subito esecutiva per i genitori di un 21enne marocchino, Mohamed Kharboua, che si ferì nella fuga dalle fiamme che investirono via Ponchielli, la strada accanto ai binari della ferrovia dove si trovava con connazionali. Dall’Empolese era venuto sulla costa a cercare un lavoro da stagionale nel turismo. Lo dettero per disperso per tre giorni finché non fu trovato ancora sotto choc nella pineta della Darsena di Viareggio. Tra le lesioni subite, oltre a un trauma a un ginocchio e traumi psichici, il legale ha evidenziato quelle subite ai polmoni per i fumi di gas Gpl incendiato in aria che anche lui respirò. Il 21enne morì l’anno dopo in un incidente stradale sulla Fi-Pi-Li mentre era in motorino e andava proprio in studio dall’avvocato.