FIRENZE – Mentre si aprono al confine tra Ucraina e Bielorussia i primi incontri tra le parti in conflitto, anche in Toscana ci si prepara all’accoglienza dei profughi. La Toscana, per bocca del governatore Giani si è già detta “prontissima” a ricevere gli ucraini in fuga dalla guerra. Per la verità, alcuni di loro sono già arrivati: a Grosseto, accolti in una struttura pubblica nella zona nord della città, comunica la Diocesi.
Nei prossimi giorni è probabile che i numeri siano destinati a crescere esponenzialmente: 500 mila sono già in movimento, ma si calcola che gli ucraini espatriati possano arriva fino a 7 milioni. E così oggi si tiene una prima riunione di coordinamento sulle possibili risposte: un vertice è stato convocato dal prefetto di Firenze Maurizio Valenti e vedrà la partecipazione degli altri prefetti toscani, delle istituzioni e della protezione civile.
L’idea in questa prima fase è utilizzare le strutture già utilizzate per l’accoglienza dei migranti, e anche gli alberghi sanitari, come ha spiegato stamani il governatore Giani: “Cercheremo di convertire gli spazi degli alberghi sanitari che avevamo a disposizione per il Covid” in spazi per “l’accoglienza dei profughi”, e “cercheremo di inserire nei corridoi umanitari un livello di coordinamento per una raccolta di beni che possano essere trasportati in Ucraina” ha detto Eugenio Giani, presidente della Regione Toscana: “C’è bisogno chiaramente di medicinali, di viveri e di tutto quello che può sostenere una popolazione stremata – ha aggiunto – ci dobbiamo preparare ad una guerra che nell’Ucraina trova impaludati i mezzi e l’offensiva dei russi”, e dove “la popolazione ucraina rischia di vivere la propria resistenza a costo di grandi stenti da un punto fisico”.
Per il governatore toscano “noi abbiamo già, più di quanto comunemente si pensi, l’Ucraina in Italia. Spesso sono queste donne, le badanti, che sono un fondamentale supporto nelle nostre case, che non hanno mai creato un problema di immigrazione, che sono state solo d’aiuto alle nostre famiglie magari per tenere le persone accanto agli anziani che nella dimensione del lavoro le nostre famiglie non riescono a tenere. Queste persone ora vengono fuori perché con il loro magro stipendio sostenevano in Ucraina le loro famiglie, e ora chiedono l’aiuto per i loro figli che sono lì a combattere, per le donne ed i bambini che si accalcano ai confini”.