FIRENZE – Rappresenta artisticamente il percorso di crescita, riabilitazione e reinserimento sociale che si può realizzare all’interno degli istituti penitenziari, il murale inaugurato oggi alla casa circondariale Mario Gozzini di Firenze, comunemente chiamata ‘Solliccianino’. ‘Libertà’ e ‘redenzione’ sono le parole scritte nelle bandiere che sventolano sul ponte della nave rappresentata nel murale.
L’opera, che si intitola ‘La scritta che buca’, è nata attraverso un processo partecipativo che ha coinvolto un gruppo di detenuti e la sua realizzazione è stata affidata agli artisti dell’associazione culturale Toscana Elektro Domestik Force. Il progetto ‘La Scritta che Buca’, è stato spiegato oggi durante l’inaugurazione, rientra nel percorso ‘Dal Giardino degli Incontri agli Incontri nel Giardino: oltre il muro tra carcere e città’, finanziato dall’Autorità regionale per la garanzia e la promozione della partecipazione e coordinato dall’Università di Firenze e dalla Fondazione Michelucci. Al taglio del nastro erano presenti, tra gli altri, la direttrice di Sollicciano Antonella Tuoni, il garante dei detenuti di Firenze Eros Cruccolini, gli assessori comunali Tommaso Sacchi, Cosimo Guccione, Sara Funaro il presidente del Quartiere 4 Mirko Dormentoni.
“Questo è un progetto di ampio respiro di rigenerazione urbanistica – ha spiegato Tuoni – per cambiare un po’ l’estetica del carcere perché siamo abituati a vedere il carcere con le mura grigie. Poi vorremmo mandare un messaggio all’esterno che le persone che sono dentro il carcere sono cittadini che per un periodo della loro vita dovranno stare in una situazione di limitazione della libertà personale, ma non devono perdere le possibilità di noi cittadini liberi anche di beneficiare di un’opera d’arte”. Ascolta >>