TOSCANA – Il lavoro a distanza, piuttosto che offrire vantaggi economici diretti ai lavoratori, cambia la struttura dei costi a loro carico: è quanto emerge da uno studio di Ires Toscana per Uniglobal Union, che stima un risparmio, tra minori costi ed aumento della produttività in assenza di incremento dei salari, pari a circa 270 milioni di euro annui. Il risparmio ottenuto col cosiddetto ‘smart working’ è frutto di una diminuzione dei costi contrattili per il 24%, di quelli indiretti per il 28% e dell’aumento della produttività per il 48%. Il dato medio per addetto annuo si attesterebbe, a seconda della tipologia di azienda e della composizione dell’ibrido, tra i 1.200 euro del manifatturiero e gli oltre 4.000 dei servizi. Il vantaggio più grande, secondo lo studio, sarebbe quello derivante dell’incremento della produttività, legato in particolare a dilatazione dei tempi di lavoro e reperibilità, e all’assenza di regole per contenere le richieste aziendali fuori orario di lavoro standard”. A illustrare l’indagine, Gianfranco Francese, direttore Ires.
“Da subito la Cgil si è posta il problema di contrattare il lavoro da casa e da subito ha posto il diritto alla disconnessione come un diritto irrinunciabile”, ha commentato Dalida Angelini, segretaria generale della Cgil Toscana, secondo cui “bisogna aprire una contrattazione a livello nazionale” su questo, “ma anche aziendale, per far si che i risparmi netti delle aziende tornino in parte anche nelle tasche dei lavoratori”.