FIRENZE – Tensione alle stelle nel PD toscano dopo l’annuncio a sorpresa ieri delle dimissioni del segretario Nicola Zingaretti. Se il sindaco di Firenze Nardella si unisce al coro di quelli – soprattutto orlandiani e fransceschiniani – a un ripensamento (“credo che se Zingaretti ritirasse le dimissioni sarebbe molto meglio” ha detto partecipando ad una trasmissione radio “non le formalizzi perché ora aprire una resa dei conti in un momento in cui abbiamo l’emergenza dei vaccini, le scuole che chiudono, la gente che perde il lavoro non ha senso”), dall’altra parte nessun commento ufficiale arriva da parte della segretaria Simona Bonafé e dei vertici regionali a maggioranza di Base Riformista.
Si tratta delle stesse componenti che da settimane (se non mesi) sono critiche nei confronti della linea politica e strategica di Zingaretti, e che sono uscite allo scoperto dopo la formazione del governo Draghi per chiedere un nuovo congresso. Tensioni che in Toscana sono sfociate nei giorni scorsi in uno scontro durissimo all’interno della segreteria toscana che ha portato alla sospensione (di fatto una “defenestrazione”) del vicesegretario regionale Valerio Fabiani, zingarettiano di ferro, reo di aver pubblicamente sostenuto la necessità di un’alleanza strategica con M5s e Leu. Finora non si è espresso nemmeno Eugenio Giani, che deve mantenere un non facile equilibrio in giunta e in consiglio. Furiosa la componente zingarettiana Toscana, che chiede a gran voce la conferma si Zingaretti all’assemblea nazionale dell’11 marzo.
Di “silenzio assordante da parte del Pd toscano” parla l’assessora regionale Alessandra Nardini stamani ai microfoni di Novaradio, che, che difende quanto fatto dal segretario negli ultimi 2 anni, e va all’attacco “coloro che nel partito non accettano il cambiamento in difesa di logiche corentizie e di potere”.
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