TOSCANA – La Giunta regionale toscana ha approvato ieri la delibera che consentirà presto l’utilizzo della pillola Ru486 per l’aborto farmacologico, ora effettuato in regime di day hospital, anche in ambito ambulatoriale: saranno strutture territoriali pubbliche (circa una decina in tutta la Regione) specializzate e autorizzate, e collegate agli ospedali.
La donna che decide di interrompere la gravidanza dovrà presentarsi nella struttura con il documento/certificato di richiesta rilasciato dal medico del presidio consultoriale, dal medico di famiglia o da altro medico di fiducia.
“Un passo avanti” dice il governatore Rossi: “La Toscana è stata la prima Regione italiana ad adottare l’aborto farmacologico, acquistando all’estero la Ru486, e ora è la prima a prevederne l’attuazione anche negli ambulatori, purché collegati con gli ospedali”.
“E’ completamente inutile – ha detto Rossi – far soffrire le donne più di quanto non debbano già fare: complicare e burocratizzare ulteriormente questo passaggio servirebbe solo a colpevolizzarle e punirle Per noi sono determinanti la sicurezza e il controllo sanitario, ed è per questo che gli ambulatori autorizzati saranno in stretto legame con l’ospedale per ogni eventualità”. ”
La somministrazione del farmaco avverrà dopo aver acquisito il consenso in formato della donna, che dovrà restare all’interno del presidio: sarà valutata dal medico e quindi potrà tornare a casa. A distanza di 2 giorni, la donna dovrà tornare in ambulatorio per un’ulteriore valutazione e per assumere del misopristolo. In caso di mancato aborto o aborto incompleto, verrà attivata la procedura chirurgica nel presidio ospedaliero di riferimento.
Il servizio è completamente gratuito: la tariffa della prestazione a carico del Servizio sanitario pubblico è fissata a 500 euro. Con il via libera alla delibera di giunta, manca ora solo l’approvazione di un atto dirigenziale dell’assessorato alla salute che fissi le modalità clinico-operative dedicato all’offerta della Ivg farmacologica anche a livello ambulatoriale.
A conferma ci sono i dati dell’uso ospedaliero della Ru486 dal 2014 in Toscana. “Ormai la pillola si usa nel 50% dei casi di Ivg. Le complicanze riscontrate sono in genere lievi e in soli 2/3 casi negli ultimi anni siamo dovuti ricorrere a raschiamenti – spiega Valeria Dubini, direttrice dei consultori ginecologici Asl Tposcan Centro. “Inoltre – aggiunge – abbiamo visto che una modalità di somministrazione in ambiente più ‘protetto’ e ‘friendly’, separato dai reparti di ginecologia dove ci sono puerpere che allattano, riduce ansia e altre problematiche per le donne che decidono per l’ivg”
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