TOSCANA – Potrebbero arrivare a 500 mila, di cui alcune decine di migliaia anche in Toscana, i migranti attualmente impiegati “in nero” come braccianti agricoli, colf o badanti che potrebbero essere regolarizzati in base alle previsioni che il governo intende inserire nel “decreto rilancio”.
L’accordo sulla regolarizzazione dei migranti – su cui spingevano i ministri dell’agricoltura Teresa Bellanova (IV) e del Mezzoggiorno Peppe Provenzano – è stato raggiunto in nottata, nel corso della riunione tra il premier Conte e i capi delegazione dei partiti della maggioranza giallo-rossa. Il provvedimento è stato così inserito nel decreto, salvo modifiche parlamentari (i più restii sono tra le file M5s).
Le leve di regolarizzazione – sia per italiani che stranieri – sono due: i permessi di ricerca di lavoro (con il vaglio dell’Ispettorato del lavoro) per sei mesi, e quella che affida al datore di lavoro l’emersione del lavoro “in nero”. Ai lavoratori stranieri a cui il datore di lavoro garantisce il contratto, sarà dato un permesso di soggiorno della durata del contratto di lavoro. I datori di lavoro che dichiarano le pregresse irregolarità avranno uno scudo penale e amministrativo.
“Bisogna puntare ad un’emersione del sommerso e sarebbe importante affidare la gestione dell’incontro domanda – offerta alla parti sociali” ha spiegato stamattina ai nostri microfoni Eleonora Tomba segretaria generale della Uila Territori Toscani, che nei giorni scorsi aveva plaudito alla decisione del governo di estendere il “bonus autonomi” anche ai braccianti agricoli, ben 40 mila solo in Toscana
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