FIRENZE – Come per lo scorso 25 aprile Festa della Liberazione, quest’anno anche la Festa del Lavoro sarà diversa da quella cui ci siamo abituati: niente cortei, feste o concerti, niente celebrazione collettiva del principio-valore fondante la nostra Repubblica democratica.
Eppure ma i come oggi il lavoro è al centro delle preoccupazioni degli italiani. E sarà soprattutto il lavoro che non c’è: quello impedito, sospeso e per molti perduto a causa del blocco alle attività imposto dall’emergenza coronavirus. Secondo alcune stime un terzo degli Italiani non sta lavorando, e molti sono alle prese con difficoltà inedite, legate ai ritardi nell’erogazione degli ammortizzatori sociali – in Toscana delle 34 mila domande di CIGD per covid19 presentate, solo 2.100 sono gli assegni effettivamente versati e per la mensilità di marzo si dovrà aspettare ancora – o le preoccupazioni di come riuscire ad accedere ai fondi statali, di come ripartire nella fase 2, di come pagare affitti, fornitori, bollette e tasse.
“Oggi, solo oggi, e’ evidente a tutti l’importanza del lavoro, di quel mondo che non vive di rendita, non alimenta la bolla finanziaria, ma viceversa crea la ricchezza che rende grande un’economia reale e non fittizia” dichiara a Novaradio Paola Galgani, segretaria della Camera del Lavoro metropolitana di Firenze, che assieme ai suoi omologhi di Cisl e Uil, Roberto Pistonina e Paola Vecchiarino, ha inviato una lettera aperta ai cittadini per il 1 maggio, vista l’assenza quest’anno di manifestazioni e cortei per l’emergenza Coronavirus.
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Allo stesso modo – aggiunge Galgani – oggi torna in massima evidenza uno dei temi fondamentali delle mobilitazioni del 1° Maggio, e cioè le rivendicazioni per la sicurezza sul lavoro“. Che oggi sono declinate in termini di protocolli di anti-coronavirus, distanze di sicurezza e dispositivi protezione individuale, ma spesso e troppo a lungo sottovalutate.
Infine ci sono quelli che neppure riescono ad accedere al sostegno, alla protezione e alla sicurezza del complesso di aiuti messi in campo dal governo per il lavoro, l’attività di impresa, artigianale o professionale: ad esempio i lavoratori con alcuni tipi di contratti precari che non accedono agli ammortizzatori sociali,o gli “invisibili” – soprattutto migranti irregolari – che neppure possono accedere a servizi sociali (e anche sanitari) essenziali. “Questa emergenza riporta in evidenza – spiega Galgani – la troppa frammentazione del lavoro, la disparità dei diritti e la necessità di un welfare universale in Italia”. Anche per questo la Cgil torna a chiedere tra l’altro che gli stranieri siano regolarizzatei come fatto anche da altri paesi in Europa: per una questione di dignità, di riconoscimento universale dei diritti, e anche di sicurezza sanitaria.
affermano i responsabili fiorentini dei tre sindacati
confederali, Paola Galgani (Cgil), Roberto Pistonina (Cisl) e
Paola Vecchiarino (Uil), in un lettera aperta inviata
‘Possiamo e dobbiamo comunque portare avanti – scrivono
Galgani, Pistonina e Vecchiarino – le parole e le istanze dei
lavoratori e delle lavoratrici che rappresentiamo. A partire da
coloro che troppo spesso sono invisibili ai grandi mezzi di
comunicazione e che invece hanno mostrato quanto il loro lavoro
sia importante: dagli addetti alle pulizie ai commessi e agli
autisti. Che in questi settori (e non solo) si annidi lavoro
povero e precarieta’ e’ una ferita che dovra’ essere sanata
rapidamente’. In generale, affermano i sindacalisti, ‘puntiamo
sulla tutela di un lavoro di qualita’, dignitoso e giustamente
retribuito come volano per un modello sociale piu’ equo’.(ANSA).