TOSCANA – “Dovremo cambiare mentalità e prospettive: speravamo di lavorare durissimo e liberarci del coronavirus in uno/due mesi” ma quello che si prospetta è che con il Covid19 “dobbiamo fare programmi di convivenza per diversi mesi, con un numero di casi basso ma che continuerà a diffondersi”.
E’ l’analisi che sula base dell’andamento dei dati nazionali fa a Novaradio l‘infettivologo Giovanni Di Perri, direttore del Dipartimento clinico di malattie infettive dell’Università di Torino, tra i massimi esperiti europei di malattie tropicali.
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“Vediamo che anche in Cina con un controllo militare non riescono a chiudere l’epidemia” osserva il professor Di Perri, che prendendo spunto dai dati nazionali fa notare una serie di elementi: “Il rallentamento dei contagi è probabile per effetto del distanziamento sociale. I dati però – aggiunge – sono difficili da valutare perché dipendono troppo dal numero e dalle diverse modalità con cui si fanno i tamponi. E anche quelli sulla riduzione dei posti in intensiva, è complicato capire quelli che si liberano per effetto dei decessi. Sulla discesa dei casi – dice – unico parametro certo è il numero dei deceduti che ci fa stimare un numero di persone entrate in contatto con il virus di 1/2 milioni di persone”. Troppo pochi dunque per poter immaginare uno schermo offerto dalla cosiddetta “immunità di gregge”.
“Una stima conservativa calcola una mortalità reale dell’1/2%, bassa ma comunque grande in valori assoluti data l’estensione del contagio” dice ancora Di Perri: “Credo che la soluzione ci sarà solo con un vaccino” afferma Di Perri, secondo cui però il traguardo potrebbe non essere così lontano: “Ce ne sono almeno quattro promettenti in sperimentazione – dice – e basterà anche un vaccino ‘modesto'”. Cioè che riesca proteggere anche solo alcune conseguenze più gravi del Covid. “Sono solo un 5% le infezioni gravi da Covid19 – afferma – anche se sono quelle che oggi vediamo negli ospedali. Se stimoliamo una immunità che previene le forme più gravi – come nel caso del vaccino contro la meningite pneumococcica – saremo al riparo e potremo convivere ‘tranquillamente’ con il coronavirus”.