FIRENZE – “Aver lasciato le mascherine ‘sciolte’ nella buca delle lettere è stato un errore, e già da oggi le modalità di consegna saranno uniformate, ma dovevamo comunque partire fin da subito con la consegna per stare entro i termini fissati dalla Regione”.
Ammette qualche ‘disguido’, ieri, nelle operazioni di distribuzione delle mascherine FFp1 la vicesindaco di Firenze Cristina Giachi, che in virtù della sua delega alla protezione civile sovrintende al lavoro dei volontari – 110 ieri che saliranno a breve a 250 – impegnati nel portare “porta a porta” le mascherine acquistate dalla Regione. Ieri le prime 40 mila mascherine sono state già consegnate, ma con modalità diverse. “Ha sbagliato – dice a Novaradio – chi l’ha lasciate sciolte nelle cassette della posta. In assenza di busta, invece, non è stato sbagliato consegnarle con i guanti prendendola dagli elastici. Stiamo cercando modalità efficaci che non ci facciano perdere troppo tempo”.
Errori però non irreparabili: “Vero che potevano essere imbustate – spiega ma le mascherine non devono essere sterili, nemmeno se si comprano in farmacia”. “In più – precisa Giachi – possono essere opportunamente sanificate anche in casa”.
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A consegnarle sono i volontari di protezione civile, Croce Rossa, Vab, Misericordie, in divisa e muniti di tesserino, oppure agenti di Polizia Municipale in divisa, o dipendenti del Comune muniti di apposito tesserino. Non è necessario far entrare nessuno in casa, è sufficiente aprire il portone. Importante da ricordare, che la consegna è totalmente gratuita: chi chiede soldi per le mascherine è un truffatore.
“A chi non risponde o non apre la porta – spiega Giachi – sarà lasciato un biglietto in cassetta con le istruzioni per la riconsegna. Per ora non sono previsti punti di distribuzione centralizzati per evitare ogni assembramento”.
Più problematico sarà rispettare i tempi dettati dalla Regione, tanto è vero che il Comune di Firenze ha chiesto una proroga almeno a 10 giorni del termine di un settimana fissato dalla Regione: “Non di più perché bisona comunque fare presto. Ma i 180 mila nuclei familiari residenti in città sono tanti, e la nostra necessità è fare presto: abbiamo iniziato e continueremo con i residenti anagrafici, quindi non residenti domiciliati come gli studenti fuorisede in collaborazione con Università e Dsu, quindi passeremo alle altre categorie di abitanti, cui comunicheremo le modalità di distribuzione”