TOSCANA – Dallo screening condotto dal laboratorio di microbiologia di Careggi diretto dal professor Gian Maria Rossolini, su un primo campione di 1.167 operatori sanitari dell’Azienda ospedaliera universitaria di Careggi, sono emersi 54 casi positivi o dubbi, mentre 1.113 (oltre il 95%) sono risultati negativi.
Tra i positivi o dubbi, sono più numerosi i lavoratori in area non-Covid che quelli in area Covid, anche in reparti delicati come la ginecologia loro anche diversi specializzandi. “Un risultato molto incoraggiante” ha in ogni caso commentato il Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi.
A ben guardare i dati, però, sarebbe forse meglio parlar di “buon inizio”. Le 1.100 persone esaminate sono solo una parte dei circa 5.000 dipendenti dell’Auo di Careggi, senza contare i lavoratori dell’ “indotto” (corrieri, ditte esterne di pulizie, lavanderia etc). Inoltre test veloci di screening infatti hanno un certo margine di errore, e andranno confermati dai tamponi faringei che danno risultati (anche qua non infallibili) in più tempo; entrambi rilevano anticorpi o “pezzetti” di virus solo dopo un certo periodo dall’esposizione.
Per questo la Fp Cgil lancia l’appello alla regione a procedere con la massima velocita a completare lo screening su tutti i dipendenti e non solo. “Per vincere il Covid-19 bisogna prima di tutto mettere in sicurezza il personale coinvolto nell’emergenza – dice il segretario regionale Alessandro Giorgetti – serve continuare a sottoporre tutti gli operatori della sanità Toscana e del sociale ai test con cadenza periodica, così da isolare i positivi asintomatici e i positivi prima che magari si aggravino”.
“Careggi è grande come un Comune di 10.000 abitanti – dice Michele Tortorelli, infermiere a Careggi e membro della Rsu per la Fp Cgil, che aggiunge: “Bisogna sottoporre a test non solo i dipendenti, ma anche i lavoratori esterni, i familiari e i contatti stretti”.
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