FIRENZE – Dibattito aperto anche in Toscana sull’opportunità o meno di chiudere tutte le attività produttive per arginare il dilagare del coronavirus, come ad esempio chiede al governo la Regione Lombardia.
Tra i favorevoli le associazioni toscane dei negozianti Confcommercio e Confesercenti. “Chi può chiuda la propria attività” dice oggi il presidente di Confesercenti Toscana, Nico Gronchi. “Per qualche tempo, un solo giorno, un week end o un’intera settimana e rimanga a casa – spiega – limiti al minimo il contatto con il pubblico”.
Una posizione distante da quella del governatore Rossi che solo ieri aveva lanciato un appello affinché la crisi e la psicosi non portino all’interruzione delle attività lavorative di tutti i negozi: “Rispetto delle regole e prudenza, ma produzione lavoro devono continuare” aveva detto: “Se dovessimo bloccare interi comparti produttivi avremmo un calo produzione esiziale”.
Anche il sindaco di Firenze, Dario Nardella frena sulla chiusura generalizzata: “Da Roma necessariamente si deve fare una sintesi: c’è una emergenza sanitaria ma anche economica e sociale. Dire di chiudere tutte le fabbriche è un po’ semplicistico.
Ma contraria è anche Confindustria Toscana: “Le industrie del nostro territorio non si fermano, e non intendono fermarsi” dichiarano, in una nota congiunta, i presidenti di Confindustria Firenze Fabrizio Monsani, di Confindustria Toscana Sud Paolo Campinoti, di Confindustria Livorno Massa Carrara Alberto Ricci e dell’Unione industriale pisana Patrizia Pacini.
Della stessa opinione è anche Dalida Angelini, segretaria Cgil Toscana, intervistata stamani a Novaradio: “Chi può vada al lavoro, aspettiamo cosa deciderà il governo, anche in termini di aiuti a iimprese e sostegno agli ammortizzatori sociali”. E segnala: “Abbiamo casi di lettere di licenziamento improvvise: le imprese non usino l’emergenza come alibi, nessuno faccia il furbo”
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