TOSCANA – Una protesta è in corso da stamani al carcere in Prato, dove sono recluse circa 600 persone. Polizia e carabinieri hanno cinturato la zona del penitenziario. Ci sarebbero celle a fuoco, sul posto intervengono anche i vigili del fuoco.
Tra le urla che si sentono all’esterno quelli di “indulto” e “libertà”. La protesta era cominciata in mattinata, in una sezione. Quando la rivolta sembrava essere stata circoscritta, invece si è estesa ad altre zone del carcere, arrivando a coinvolgere almeno due sezioni.
I disordini, rende noto il prefetto di Prato Rosalba Scialla, “riguardano il settore con detenuti di media sicurezza. Non tutti i detenuti partecipano alla rivolta. In questo momento ci risulta che un gruppo sta cercando di sfondare un cancello esterno al loro reparto. Il cancello dà accesso a un cortile che, comunque, resta dentro la struttura”. Il prefetto conferma che la zona è stata circondata dalle forze dell’ordine e che ci sono celle date alle fiamme. “Sono in contatto col direttore del carcere e col questore, la situazione sta evolvendo momento per momento”, ha aggiunto il prefetto.
Quello della Dogaia non è l’unica struttura penitenziaria dove si registrano rivolte in Italia: la situazione più grave a Modena, dove sarebbero sei i detenuti morti – tre nello stesso penitenziario modenese ed altri tre dopo i trasferimenti in altre strutture carcerarie: a Parma, Alessandria e Verona – dopo un violenta protesta
Oggetto delle proteste nelle carceri le misure straordinarie anti-coronavirus del governo per le carcere e in particolare la sospensione dei colloqui in carcere fino al 22 marzo, ma anche per chiedere che vengano concesse le misure alternative alla detenzione ove possibile.
“Invito tutti alla calma, e a collaborare in questa situazione particolare” l’invito del garante dei detenuti fiorentino, Eros Cruccolini: “Incentiviamo i colloqui telefonici e via skype tra detenuti e i loro parenti – spiega Cruccolini – abbiamo la tecnologia per farlo,a Firenze”.
Cruccolini ha poi sottolineato come ad aumentare la pericolosità del coronavirus è la situazione di sovraffollamento delle carceri, problema ben presente anche a Firenze (oltre 700 le persone a Sollicciano), e la necessità che al più presto il Consiglio regionale nomini il garante regionale dei detenuti, carica vacante da fine gennaio.
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