FIRENZE – A Firenze 15 alberghi hanno chiesto la procedura di attivazione di ammortizzatori sociali, per circa 1.000 addetti coinvolti, mentre nel settore manifatturiero le richieste di attivazione di ammortizzatori sociali sono 77, per 2.500 lavoratori coinvolti.
Questo il quadro, aggiornato ad alcuni giorni fa e probabilmente già ora aggravatosi, presentato oggi da Cgil, Cisl e Uil provinciali che chiedono a istituzioni e associazioni datoriali una cabina di regia comune a livello metropolitano per gestire le ricadute negative del Coronavirus.
“Anche per evitare in questa fase ogni azione unilaterale – ha spiegato Paola Galgani, segretaria Cgil metropolitana Firenze – come quella di un’azienda fiorentina del centro storico che oggi ha comunicato ai 38 dipendenti la chiusura dell’attività da domani, senza spiegare altro”.
Allargamento della cassa integrazione in deroga per i settori che non prevedono ammortizzatori sociali, utilizzo dei residui del FIS – Fondo per Integrazione Salariale, bloccato nelle casse di alcune Regioni come la Toscana, da estendere anche alle imprese con meno di 5 dipendenti: queste alcune delle richieste dei sindacati al tavolo nazionale e su cui si chiede il necessario intervento del governo.
Se i settori colpiti per primi sono stati quelli legati al turismo, le difficoltà riguarderanno sempre più attività, e stanno cominciando a toccare il settore dei servizi in appalto, a cominciare da quelli legati al mondo della scuola, ha sottolineato ancora galgani della Cgil metropolitana.
“La situazione è grave ed inedita, non ci siamo mai trovati di fronte ad una situazione come questa” avverte Paola Vecchiarino, segretaria Uil area fiorentina – e va affrontata tutti insieme, senza azioni unilaterali, tutti con grande senso di responsabilità, trovando anche risposte nuove. L’appello è a rimodulare i servizi per garantire lavoro e aiuto alle famiglie con più fragilità,”.
“Il potere decisionale su aiuti a imprese e famiglie sta al governo, altre si possono fare a livello locale. Bisogna però – ammonisce Roberto Pistonina (Cisl Firenze-Prato) – che anche la aziende facciano la loro parte: non possono solo piangere ma devono anche essere partecipi allo sforzo collettivo”.