FIRENZE – La situazione della qualità dell’aria in Toscana è in “lieve miglioramento”, ma restano alcune criticità: lo sforamento di ozono oltre il limite di legge nell’area di Lucca, della Maremma (Grosseto), di Settignano (Firenze), di Montecerboli (Pisa) e Montale (Pistoia), ad esempio, oppure il superamento del Pm10, ovvero le polveri sottili a Capannori (Lucca) e del biossido di azoto nella centralina fiorentina su viale Gramsci.
Sono questi i dati che emergono dal dossier annuale sull’inquinamento atmosferico ‘Mal’aria di città 2020’ di Legambiente Toscana. Il presidente Fausto Ferruzza ha spiegato che “la situazione in via generale è in leggero ma costante miglioramento. Ci sono però delle situazioni di criticità diffuse e “due situazione più puntuali di criticità storica acclarate, anch’esse in leggero e costante miglioramento, ma ancora critiche”. Un’analisi condivisa anche da Marcello Mossa Verre, direttore generale di Arpat.
Quali le soluzioni per ridurre gli inquinanti? “Devono essere tante e integrate” sottolinea Ferruzza, evidenziando 3 principali settori di intervento: gli stili di vita dei cittadini in particolare riguardo la mobilità veicolare. Poi, la climatizzazione domestica con l’abbandono delle caldaie a gasolio. Infine il settore produttivo: l’industria si deve qualificare anche nei quadri emissivi e anche l’agricoltura per la produzione stratosferica di metano.
Quanto ai blocchi del traffico dei mezzi inquinanti cui si è ricorso anche in Toscana a seguito degli sforamenti di PM10, Ferruzza è chiaro: “I divieti sono solo un rimedio tampone, ma è un mix di soluzioni, soprattutto di medio-lungo periodo, quello che dobbiamo proporre ai cittadini”