TOSCANA – Sono 27mila i posti di lavoro del settore edile persi in dieci anni di crisi economica in Toscana, pari a meno 41% degli addetti. Per le imprese calo del 31%. I dati aggiornati sono stati diffusi oggi nel corso della mobilitazione nazionale lanciata da Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil.
In Toscana i lavoratori si sono riuniti in tre presidi – a Firenze davanti alla sede della Regione, a Livorno e Arezzo davanti alle prefetture – indossando pettorine arancioni con la scritta con lo slogan dell’iniziativa ‘Rilanciare il settore delle costruzioni per rilanciare il Paese”.
Negli ultimi 10 anni il peggior dato regionale è stato registrato ad Arezzo (-57% degli addetti e delle imprese) mentre i i territorio che hanno retto meglio sono Firenze e Pistoia (-27%). I lavoratori a partita Iva, spesso involontaria, hanno raggiunto il 48%. I settori del legno, dei laterizi e del cemento hanno visto dimezzare volumi e occupazione.
Peggiorata, sostengono i sindacati, anche la sicurezza sul lavoro: nel 2019 sono 2.200 gli infortuni denunciati in edilizia in 9 mesi, quasi 190 nel mese di settembre.
Per dare ossigeno ad un comparto che da anni è trainante per l’economia regionale ma da ormai troppo tempo vive una fase di contrazione, secondo i sindacati è necessario non solo riattivare gli investimenti sulle opere pubbliche, ma soprattutto sbloccare i “grandi cantieri” che sono fermi o vanno al rallentatore. “Sbloccare le principali opere infrastrutturali in Toscana, tra cui Tirrenica, Alta velocità di Firenze, Darsena Europa, interventi su aeroporti di Firenze e Pisa, varrebbe 6 miliardi di investimenti, 15mila nuovi posti di lavoro in 5 anni” senza contare la grande partita delle strade extraurbane che hanno bisogno di costante e regolare manutenzione, resa più complicata dopo la riforma delle Province.
>>> Ascolta l’intervista a Giulia Bartoli, segretaria Fillea Cgil Toscana