FIRENZE – “Bene fa Zingaretti a chiedere lealtà alla maggioranza. Allo stesso tempo però non possiamo alzarci tutte le mattine e chiederci cosa fa Renzi: il Pd riprenda un’iniziativa politica forte parlando all’area più riformista del Paese e sfidando pure Renzi sui temi.
Così il sindaco di Firenze, Dario Nardella, che conferma la permanenza nel Pd e fa un ulteriore passo come leader di caratura nazionale: “La nostra ambizione deve essere un nuovo protagonismo, non la sopravvivenza”, dice il primo cittadino, che poi lancia una proposta di un “un congresso straordinario su temi e idee. Per rifondarci, ritrovare identità e Dna, rilanciarci. Fin dal nome: lo ripropongo, perché non ci chiamiamo Democratici?”
Nel dibattito si inserisce il governatore toscano Enrico Rossi, che chiosa: “Non solo bisogna mantenere la parola partito ma soprattutto un vero partito andrebbe costruito. Inoltre aggiungerei un riferimento al socialismo. La mia proposta, se si dovrà scegliere un nuovo nome, è: Partito socialdemocratico, o qualcosa di simile, come ad esempio, Partito dei socialisti e democratici”.
Intanto però il PD fiorentino si ritrova senza una direzione: ieri sera si è dimesso Massimiliano Piccioli. Nelle scorse settimane era stato bersagliato dalle critiche di militanti e gran parte dei presidenti di circoli per la sua frase “resto nel Pd almeno per ora” e per l’inattivismo per contrastare l’espansione di Italia Viva.
“Sono da sempre nel Pd e rimarrò nel Pd” fa sapere Piccoli in una nota: “Ho trovato in questi ultimi mesi un clima di generale sfiducia e scarso entusiasmo, che è percepibile in molti di noi e contraddistingue anche me”. “I molti attriti nazionali e le ultime scelte repentine sul governo – spiega – hanno in molti prodotto inquietudine e risentimento. Per questo credo giusto debba essere individuata una figura al mio posto che sia di garanzia per tutti e che sappia ricreare quell’entusiasmo e quella adesione intorno ad un’agenda politica forte anche in vista delle regionali”.