SAN GIMIGNANO – “Il carcere di San Giminiano? Troppo a lungo abbandonato a sé stesso”, senza una guida stabile, slegato dal proprio territorio. Parole del sindaco del glorioso borgo medievale, Andrea Marrucci dopo lo scoppio dell’inchiesta che ha portato ad indagare 15 agenti penitenziari – 4 dei quali sospesi dal servizio – per violenze e atti di tortura nei confronti di alcuni giovani detenuti stranieri.
Un’analisi su cui concorda il giurista Emilio Santoro, dell’associazione Altrodiritto, associazione che che ha l’incarico di garante cittadino dei detenuti di San Gimignano.
“Per anni, fino a luglio scorso il carcere è stato privo di direttore e del comandante degli agenti. Inoltre si trova lontano dalla città, in una situazione di isolamento sia per detenuti che per gli agenti. Manca perfino dell’allaccio idrico all’acquedotto. E benché questo non giustifichi in alcun modo quanto viene imputato agli agenti – aggiunge Santoro, precisando che le indagini della procura senese sulle violenze degli agenti sono partite proprio proprio un anno fa da una segnalazione rilanciata dal garante – è però indicativo delle difficilissime condizioni di vita per tutti coloro che vi lavorano o vi sono reclusi”.
>>> Ascolta l’intervista a Emilio Santoro, associazione Altrodiritto
E mentre l’indagine giudiziaria va avanti tra agghiaccianti trascrizioni delle intercettazioni telefoniche degli agenti indagati e si ipotizza già che i casi venuti a galla non siano affatto isolati, il dibattito si sposta su come agire nel modo più celere possibile per far rientrare il carcere della Ranza in una situazione di normalità e legalità. Tre le priorità secondo Altrodiritto: l’intervento del Ministro e del Dap per dare una direzione stabile al penitenziario, l’apertura all’esterno e al territorio circostante, e l’allontanamento immediato di tutti gli agenti coinvolti nell’inchiesta.