PRATO – Nella foga comunicativa di annunciare l’arresto di “dieci cinesi, tra cui sei clandestini” che “si erano fronteggiati a Prato con coltelli e pistole per il controllo della prostituzione”, il ministro Salvini di far fallire l’operazione in corso, suscitando l’irritazione della procura pratese.
“Grazie ai Carabinieri! Nessuna tolleranza per i delinquenti: per loro la pacchia è finita!” aveva esultato su tweet il ministro, che proprio a Prato è atteso stasera, ad un comizio politico a sostegno del candidato sindaco di centrodestra in vista del ballottaggio di domenica.
Peccato però che il blitz fosse ancora nel pieno svolgimento, e non tutti i ricercati fossero stati assicurati alla giustizia. Tanto che la procura è stata costretta a precisare che sono solo 3, al momento, e non 10, le misure cautelari eseguite. Un “cinguettio” troppo tempestivo, quello di Salvini, che ha indispettito non poco il procuratore di Prato Giuseppe Nicolosi.
L’inchiesta pratese risale all’estate 2018 quando quando alcuni orientali, probabilmente di due ‘bande’ rivali, si affrontarono a sud di Prato, in una sparatoria: furono esplosi 4 colpi di arma da fuoco. Tra le tre persone arrestate nelle ore scorse, quando è scattato il blitz dei carabinieri, c’è Lin Xia, gestore dell’hotel Luxory al Macrolotto uno, il quartiere industriale a sud della città. Secondo l’accusa, l’inchiesta è coordinata dai sostituti procuratori Lorenzo Gestri e Giampaolo Mocetti, si tratta di uno dei principali organizzatori dei traffici illegali sul territorio pratese.