FIRENZE – La famiglia di David Solazzo, il cooperante morto sull’isola di Fogo a Capo Verde in circostanze ancora tutte da chiarire, presenteranno un esposto perché anche la giustizia italiana apra una inchiesta sul caso.
Non convince infatti i familiari del 31enne ritrovato cadavere in una pozza di sangue nel suo appartamento di Fogo il 1° maggio scorso, la ricostruzione come incidente domestico su cui stanno lavorando i pm capoverdiani, ovvero che David si sia ferito mortalmente con il vetro di una finestra che avrebbe rotto per entrare in casa, né le modalità di conduzione dell’indagine: dai ritardi nella comunicazione dei risultati dell’autopsia (ancora nessuna relazione scritta è stata prodotta) al dissequestro dell’appartamento dopo sole 48 ore, con il rischio di inquinamento della scena molto complessa e la presenza di copiose tracce biologiche.
“L’apertura di un fascicolo di indagine italiano – ha spiegato il legale che assiste la famiglia Solazzo, Giovanni Conticelli ai microfoni di Novaradio – potrebbe permettere l’esecuzione di ulteriori accertamenti, tra cui una secondo esame autoptico quando il corpo tornerà in Italia”.
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Ieri la sorella di David, Alessandra, è volata a Fogo per seguire sul campo l’evoluzione degli avvenimenti ed ha incontrato il console dell’Ue. Sempre ieri la compagna di David, Marija Tosic, aveva lanciato un messaggio alle istituzioni italiane per esercitare pressioni sulle istituzioni capoverdiane a far piena luce sulla vicenda. “Ci stiamo muovendo” ha detto il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede.
Sulla vicenda si muove anche il Cospe, l’ong per cui David operava nel quadro del progetto “Rotas de Fogo”, che tramite annuncia di aver assunto un avvocato locale per seguire le indagini più da vicino e “garantire la correttezza del loro svolgimento”. “David era uno di noi – ha spiegato il presidente Giorgio Menchini – e per questo Cospe si sente coinvolto in prima persona nella ricerca della verità sulla sua tragica morte”. “Non abbasseremo la guardia e continueremo a fare pressione perché tutto sia chiarito – aggiunge – fino a costituirci parte civile in caso di processo”.