TOSCANA – Nuovo fronte di polemica tra sindaci, anche toscani, e il ministro dell’interno Salvini: all’origine di nuove polemiche e scambi al vetriolo, la circolare del Viminale con cui si dà facoltà ai prefetti di emettere ordinanze urgenti in tema di sicurezza urbana, per il contrasto dei fenomeni di spaccio e di degrado in sostituzione rispetto – parole di Salvini – a sindaci “distratti”.
Un provvedimento visto da molti primi cittadini come un’indebita ingerenza, ma che prende spunto proprio la Toscana, con l‘ordinanza sulle “zone rosse” a Firenze della Prefetta Laura Lega, che prevede l’allontanamento da 17 aree specifiche (soprattutto nel centro storico) luoghi di persone con che abbiano avuto precedenti denunce per spaccio, reati contro i patrimonio e abusivismo commerciale.
Una mossa che viene salutata come “utile” o “positiva” dai sindaci toscani di centrodestra – da Pisa a Pistoia, da Massa ad Arezzo – ma suscita la reazione delle altre forze politiche: “Se Salvini vuole fare il sindaco al posto nostro, si candidi alle elezioni” il contrattacco del sindaco uscente di Livorno Filippo Nogarin. Il sindaco di Firenze Dario Nardella, che aveva accolto con favore l’ordinanza della Prefetta sulle zone rosse, parla di provvedimento superfluo dal carattere elettoralistico.
A sollevare una serie di questioni giuridiche sono i giuristi democratici, e gli avvocati del Foro penale, oltreché l’associazione L’Altro Diritto, sia sulla circolare di Salvini che sull’ordinanza prefettizia. “La circolare del ministro è curiosa, dato che i prefetti da sempre hanno potere di intervento a tutela della sicurezza – osserva Emilio Santoro – altrimenti le ordinanze fin qui emesse sarebbero risultate un abuso di potere”.
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Ma è anche e soprattutto l’ordinanza sulle 17 “zone rosse” proposta per Firenze che suscita perplessità e dubbi: “Un’ordinanza poco chiara nell’interpretazione – dice ancora Santoro – che limita diritti fondamentali come la libertà di circolazione senza l’effettiva presenza di una concreta emergenza, e che risulta discriminatoria nella sua applicazione: non si può allontanare qualcuno per atti commessi in passato, per di più se hanno portato a semplici e denunce e non a condanne; infine non si capisce perché la sicurezza debba essere garantita solo in alcune zone del centro e no in tutta la città”.