FIRENZE – Libertà e democrazia. Queste alcune delle cose più importanti che la lotta e la vittoria contro il nazifascismo delle forze alleate e delle milizie partigiane hanno riportato in gran parte dell’Europa al termine della Seconda Guerra mondiale, ponendo fine ad un periodo di privazione dei diritti e ogni libertà di critica, tradottosi in persecuzione, deportazione e sterminio: degli oppositori politici e delle categorie considerate inferiori come ebrei, rom e sinti, persone con disabilità e malati psichici.
A ricordare in particolare la tragedia delle comunità ebraica, anche a Firenze arriverò il progetto ‘Pietre d’inciampo’ promosso dalla Comunità ebraica di Firenze: un piccolo sampietrino e una lastra di ottone per ricordare chi, durante il periodo nazifascista, fu deportato nei campi di concentramento senza fare ritorno. La posa della prima pietra, in totale saranno 50, è in programma per il gennaio 2020 in occasione delle celebrazioni per il giorno della Memoria: saranno collocati sui marciapiedi di fronte alle abitazioni dei deportati, con l’indicazione dei loro nomi. “Purtroppo i deportati da Firenze che non fecero ritorno furono più di 300 – ha detto Daniela Misul, presidente della comunità ebraica di Firenze – intanto inizieremo con queste e poi vedremo”.
Nate a metà degli anni ’90, ad oggi si contano oltre 60mila pietre d’inciampo in molti Paesi europei e città italiane. “Una testimonianza chiara e netta – – ha spiegato Ugo Caffaz, uno dei promotori dell’iniziativa – ci sono nomi di uomini, donne e bambini deportati e morti ad Auschwitz”.