LIVORNO – Una causa civile contro lo Stato in quanto responsabile con i suoi organi periferici della strage del traghetto Moby Prince, che la notte del 10 aprile 1991 si scontrò e con la petroliera Agip Abruzzo e si incendiò, provocando la morte di 140 delle 141 persone a bordo.
A intentare l’azione legale, tramite un pool di avvocati è un un nutrito gruppo di familiari delle vittime. L’ipotesi su cui hanno lavorato i legali è basata su alcune precedenti sentenze relative al giudizio promosso dai familiari delle vittime della strage di Ustica, si fonda sulla violazione dell’obbligo della amministrazione competente di garantire la sicurezza in mare, soprattutto in relazione al traffico che si verifica all’interno dei porti”. Saranno citati in giudizio i ministeri delle Infrastrutture e dei trasporti, della Difesa e la presidenza del Consiglio.
L’annuncio arriva oggi,a 28 anni esatti dalla tragedia, giorno in cui Livorno commemora quelle vittime, con la deposizione della corona di fiori in Fortezza Nuova e nel pomeriggio il tradizionale corteo fino al pontile con il lancio delle rose in mare, alla presenza delle autorità civili e dei familiari delle vittime, che continuano a chiedere verità e giustizia.
Per quei morti a tutt’oggi no c’è alcun responsabile. Molti son invece i punti oscuri da chiarire, tutti messi in fila dal lavoro svolto dalla commissione parlamentare di inchiesta nella scorsa legislatura: l’assenza di nebbia, quella notte nella rada del porto livornese, indicata invece al lungo come causa della collisione; il ritardo dei soccorsi – arrivati subito alla petroliera ma solo dopo un’ora sulla Moby – e la lenta morte per asfissia di gran parte delle vittime accertata dalle analisi; l’accordo tra armatori sulla rinuncia ad ogni rivalsa dei danni reciproca; il sospetto che aleggia sull’intera vicenda, di traffico internazionale di sostanze e merci non consentite in quelle acque.
Sulla base della relazione della commissione parlamentare, nei mesi scorsi la procura di Livorno ha riaperto le indagini: l’ipotesi di reato è strage (l’unica non prescritta), ma nessun nome è stato iscritto finora nel registro degli indagati.