FIRENZE – I vertici delle aziende imputate nel processo di appello per la strage ferroviaria di Viareggio sono da considerare responsabili perché agirono come il comandante della nave Costa Concordia Francesco Schettino, rendendosi responsabili di condotte omissive.
Ne è convinta il procuratrice generale di Firenze Luciana Piras intervenendo oggi per le repliche dopo le arringhe dei difensori. La stessa Piras ha depositato agli atti la sentenza definitiva di condanna inflitta dalla Cassazione a Francesco Schettino.
Facendo un parallelo col naufragio del Giglio in cui il 13 gennaio 2012 morirono 32 persone, Luciana Piras, citando proprio la sentenza di condanna della Cassazione, ha spiegato che a Schettino non furono date informazioni che avrebbero potuto evitare il disastro e che lui certamente avrebbe dovuto chiederle, così come i vertici di Rfi, Fs Logistica e le società tedesche imputate per la strage di Viareggio avrebbero dovuto effettuare le dovute verifiche sui materiali rotabili e sull’infrastruttura.
In un caso come nell’altro, secondo la Pg, si fece “affidamento sulla condotta degli altri presumendo che fosse rispettosa delle prescrizioni e capace di evitare rischi”. La posizione gerarchica di Schettino, ha aggiunto Piras proseguendo nel raffronto usato nella sua replica alle difese, “gli dava il potere, di sorveglianza e coordinamento, per imprimere alla nave la condotta salvifica”. Parallelamente, “le società tedesche, alla stessa maniera, avrebbero dovuto verificare gli assili”, e Rfi non avrebbe dovuto accettare che i materiali andassero in circolazione sulla rete ferroviaria senza controllarli.