BAGHUZ (SIRIA) – Si chiamava Lorenzo Orsetti, aveva 33 anni e da un anno e mezzo combatteva al fianco delle forze del Siryan Democratic Force, l’alleanza delle milizie arabo e curde impegnate nella battaglia finale contro l’Isis nella cittadina siriana di Baghuz: assieme al suo battaglione sarebbe caduto in un’imboscata e sarebbe rimasto ucciso nello scontro a fuoco.
A dare la notizia sono state le fonti di informazione di Daesh, che hanno diffuso la foto del cadavere di quello che viene descritto come “il crociato italiano Lorenzo Orsetti”. Su Telegram l’Isis ha diffuso la foto della tessera sanitaria del ragazzo e della sua carta di credito.
“Heval Tekosher”, il ‘lottatore’ era il nome di battaglia del fiorentino, che combatteva al fianco delle “Unità di protezione del popolo (Ypg)” insieme ad altri sei italiani. “Al momento non prevedo di rientrare, ma se dovessero accusarmi di qualcosa rispondo che sono fiero di quello che sto facendo in Siria. Sono pronto ad assumermi le eventuali conseguenze”, aveva raccontato Orsetti a Fausto Biloslavo, in un intervista pubblicata a febbraio sul sito ‘Occhi della Guerra’, rispetto alla possibilità di finire nel mirino degli inquirenti una volta tornato in Italia. Nell’intervista, Osetti viene descritto come un “anarchico” che “combatte da un anno e mezzo contro i turchi e le bandiere nere” dell’Isis. La lotta contro i jihadisti dello Stato islamico Orsetti la definiva “dura”, aggiungendo che “un paio di volte sono quasi riusciti ad accerchiarci. Nel deserto hanno contrattaccato e travolto le nostre postazioni. Quando iniziano a morirti i compagni accanto, soprattutto per le mine e i cecchini, non lo dimentichi”. “Lo Stato islamico – affermava – è un male assoluto. Questa è una battaglia di civiltà”.
“Noi eravamo contrari alla sua partenza, io non riesco più a dormire la notte, ma lui voleva aiutare questo popolo oppresso” ha dichiarato la madre del ragazzo. “Siamo orgogliosi di lui, della scelta che ha fatto”, “ma ora siamo distrutti dal dolore. Da un anno e mezzo, cioè da quando è partito, stavamo in angoscia, più contenti quando lo sentivamo al telefono, in ansia quando stavamo un periodo senza sentirlo” detto il padre di Lorenzo, Alessandro Orsetti.
“Ciao Orso”, il soprannome con cui Lorenzo Orsetti era noto a Firenze e non solo, “vivrai per sempre” o “Chi muore per un ideale è sempre da stimare”, alcuni dei messaggi che gli amici stanno lasciando sul profilo dove lui negli ultimi tempi aveva postato le sue foto in mimetica con anche il kalashnikov a tracolla.