FIRENZE – Una grande donna, una storia piccola ma grande, fatta di coraggio e tragedia, che rischiava di perdersi nei rivoli della Storia, e che dopo essere “riesumata” dalla pieghe del tempo ora diventa un film documentario, in proiezione domenica a Firenze in occasione della Giornata della memoria.
La storia è quella di Enrica Calabresi, scienziata ferrarese di origine ma fiorentina di adozione, stritolata dalle persecuzioni razziali fasciste. Tra le prime zoologhe donne del nostro paese, colta e poliglotta, ricercatrice al Museo della Specola e docente universitaria a Pisa, venne prima allontanata dall’insegnamento, poi con l’entrata in vigore delle legge vergogna del 1938 costretta ad insegnare nelle scuole ebraiche. Rifiuterà sempre di nascondersi o rifugiarsi in Svizzera come i fratelli: arrestata e destinata alla deportazione, si toglierà la vita nel gennaio ’44, poco prima di salire sui vagoni piombati destinati ai lager, con una boccetta di veleno che da due anni portava sempre con sé.
La sua vicenda, di cui si era perso il ricordo, è stata riportata alla luce dalla ricerca avviata quasi casualmente da un’altra donna, studiosa alla Specola, che con il giornalista Paolo Ciampi ha rintracciato l’ultimo discendente e raccontato questa storia nel libro “Un nome”. Da cui è nato il documentario di Ornella Grassi “Una donna, poco più di un nome”, realizzato in collaborazione con Duccio Ricciardelli e Marco Bartolini, con le musiche originali di Enrico Fink, in proiezione domenica al Cinema La Compagnia.
“E’ dal 1998 che desidero di tradurre in video questa storia – spiega la regista Ornella Grassi a Novaradio – perché è una storia che racconta del coraggio delle donne, della fierezza delle proprie idee e dell’importanza di difendere fino in fondo la libertà”.
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