MASSA – Invece di lavorare negli uffici della Provincia e del Genio civile di Massa, sarebbero usciti per andare al mercato, in chiesa, ad accompagnare i figli a scuola oppure, in tre casi, per svolgere un secondo impiego in esercizi di famiglia. In totale, in due anni, accertati 5000 episodi di assenteismo per 2600 ore di lavoro sottratte al pubblico servizio.
Comportamenti, quelli messi in luce dall’inchiesta della procura e dei carabinieri di Massa che hanno portato a 26 persone agli arresti domiciliari mentre per altre tre è scattata la misura del divieto di dimora. Le indagini sono durate dall’ottobre 2016 al maggio 2018: “Il tempo necessario per verificare che i reati fossero realmente reiterati quotidianamente” ha detto il procuratore Aldo Giubilaro.
La notizia dell’inchiesta non ha mancato di suscitare immediate reazioni: “Piena fiducia nell’operato della magistratura e da parte nostra collaborazione e trasparenza per le indagini” ha detto il presidente della Provincia di Massa Carrara, Gianni Lorenzetti. Licenziamento senza preavviso per i dipendenti regionali per i quali risultasse accertata la falsa attestazione della presenza in ufficio è invece il provvedimento che ha deciso la Giunta toscana riunita ieri dal governatore Rossi: l’indagine interessa infatti anche alcuni dipendenti passati all’amministrazione regionale con il passaggio delle funzioni provinciali.
“Si tratta, se verranno confermati, di comportamenti non accettabili, né tollerabili” dice Marco Bucci, segretario FP Cisl Toscana. “Comportamenti di questo tipo danneggiano i cittadini e la grande maggioranza dei lavoratori pubblici “.
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Il sindacato Fpl Uil, tramite il segretario Michelangelo Librandi ha annunciato che se gli esiti dell’indagine confermassero i comportamenti fraudolenti si costituirà parte civile. “Comportamenti da condannare, se fossero confermate le accuse” commenta la Fp Cgil della Toscana e di Massa Carrara, che invita però a “non strumentalizzare la vicenda”