FIRENZE – Se nei campi rom si va con le ruspe senza creare le condizioni per il loro superamento, i campi nascono di nuovo, da un’altra parte. Quella che in altri tempi sarebbe potuta apparire un ‘affermazione banale, in tempi in cui si invoca il pugno duro a priori, assurge al rango di rivendicazione politica. E pure di un’idea diversa, meno semplificatoria e forse un po più “umana”, di rapportarsi con il problema della marginalità sociale, economica e cultura che gli insediamenti, abusivi e legalizzati, delle comunità rom sul territorio – in Toscana si stima che siano 2.100 le persone vi risiedono.
Da questo approccio che prende le mosse il protocollo d’intesa tra la Regione Toscana e alcuni Comuni per il superamento dei campi nomadi e l’integrazione, come prevede peraltro anche una direttiva emanata dall’allora governo Renzi in accordo con le associazioni Rom, Sinti, Caminanti. “Noi ci atteniamo ai due punti fondamentali che la direttiva individua” ha detto il governatore Rossi: “Chiudere i campi rom, o comunque superarli o attrezzarli in modo che siano non degradati, e intervenire per l’integrazione dei ragazzi, che in Toscana sono circa 700″.
Gli interventi previsti saranno finanziati con 500 mila euro subito e un milione nel 2019, destinati alla ristrutturazione di edifici e bonifiche di spazi capaci di offrire soluzioni abitative diverse. Per il contrasto alla dispersione scolastica dei ragazzi rom, si attingerà al fondo da 600 mila euro destinato al contrasto dell’abbandono scolastico di tutti i ragazzi toscani, italiani compresi. L’individuazione delle singole soluzioni di dettaglio sarà affidata ai sindaci ed assessori.
“Questi campi devono essere tenuti sotto controllo, non possono diventare luoghi di criminalità, di malaffare, bisogna entrare nei campi rom e controllare chi c’è” ha detto Rossi, che però al tempo stesso avverte: “Bisogna intervenire con razionalità, ma l’Italia non deve esser più definita il paese dei campi rom”