PIOMBINO – Un miliardo di euro di investimenti – compresi 90 milioni di risorse pubbliche – per riportare entro due anni la produzione di acciaio a Piombino. Dopo mesi di estenuanti trattative, ieri al Mise la firma attesa dai 2.000 dipendenti delle ex acciaierie piombinesi, ex Lucchini, ex Aferpi, che ha segnato il passaggio di proprietà dagli algerini della Cevital alla Jindal Soutth West, colosso indiano della siderurgia.
“Una svolta storica per la siderurgia italiana” commenta Mirko Lami, storico rappresentante rsu ex Lucchini e ora nel direttivo della Cgil Toscana. “Con l’atto finale che ha sancito il passaggio da Aferpi a Jindal delle acciaierie di Piombino si sono aperti scenari di grande rilievo”.
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L’accordo, che i sindacati hanno illustrato stamani ai lavoratori, prevede il riassorbimento graduale di tutti i dipendenti, iniziando a settembre con una prima tranche di circa 430 operai che verranno impiegati nella riattivazione dei treni di laminazione (rotaie, barre e vergelle).
Più lungo il percorso per veder nuovamente colare l’acciaio piombinese (l’altoforno è stato spento nel 2014): Jws si è presa 18 mesi di tempo per elaborare i progetti di due forni elettrici, da realizzare entro il 2020.
Nel frattempo, a partire dal 2019, partiranno le necessarie bonifiche e demolizioni per dare nuova forma allo stabilimento, che impiegheranno a rotazione altre centinaia di lavoratori.
“Importante sarà elaborare un piano per la rotazione dei lavoratori e una stretta vigilanza sull’applicazione dell’accordo” sottolinea Lami. A vigilare sul rispetto dell’accordo la Regione Toscana, che ha stanziato 60 milioni di euro e manterrà il ruolo di coordinamento del comitato esecutivo.