FIRENZE – “Quando un ministro viene a visitare un bene confiscato alla mafia è sempre una cosa positiva, ma aldilà del ‘bagno purificatore’ ci interessano i fatti e che si velocizzi il processo di assegnazione di Suvignano al territorio, un territorio che se lo merita, visto il duro lavoro fatto in questi anni”. Sono le parole di Serenella Pallecchi presidente di Arci Siena e responsabile antimafia sociale e legalità democratica di Arci Toscana, ospite stamattina sulle nostre frequenze, in risposta alla visita di ieri mattina del Mnistro dell’Interno Matteo Salvini alla tenuta di Suvignano nel cuore della Valdarbia senese.
“Ha ha disturbato molto il fatto che senza un filo logico il Ministro abbia fatto un tuffo nella piscina con lo slogan ‘prima il bagno ce lo facevano i mafiosi, ora chi combatte la mafia’”, continua la presidente di Arci Siena. “Il percorso è lungo, forse troppo, ma è un bene su cui si sta lavorando da tantissimo tempo, e a partire furono proprio Libera ed Arci”. La tenuta, confiscata nel 2007 all’imprenditore Vincenzo Piazza e già sequestrata nel 1983, con oltre 700 ettari di terreno e 13 edifici tra case coloniche e magazzini, è il principale tra i beni sottratti alla mafia in Toscana, uno dei più rilevanti del Paese. Dal 2011 è entrata nel perimetro dell’Agenzia dei beni confiscati diretta dal prefetto Ennio Mario Sodano e, nel 2013, ha rischiato di andare all’asta, ma la Regione, il Comune di Monteroni d’Arbia e la Provincia di Siena, insieme a cittadini e associazioni, tra cui Arci, si sono mobilitati per impedire il rischio che ricadesse nelle mani della mafia e nel 2016 la Regione Toscana e il ministero per le Politiche agricole, con i Comuni di Monteroni e Murlo, hanno firmato un protocollo per trasformare Suvignano in un progetto avanzato di agricoltura sociale, un modello innovativo di impresa per la gestione dei beni confiscati alla criminalità.
“Nella azienda sono venuti in tantissimi, dalle istituzioni come il vice ministro Bubbico, l’allora proguratore antimafia Pietro Grasso, alla sorella di Giovanni Falcone e Don Ciotti, fino alle tappe della Carovana Antimafia dell’Arci – aggiunge Pallecchi – il lavoro c’è stato, le istituzioni sono sempre state molto presenti e speriamo che questo protocollo porti finalmente all’assegnazione che premia un lavoro collettivo e le tante fatiche di questi anni.”
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